29/06/2012
Se il Papa parla delle debolezze del papato
«La Chiesa non è una comunità di perfetti, ma di peccatori che si debbono riconoscere bisognosi dell’amore di Dio»
Andrea Tornielli
Città del Vaticano
C’era molta attesa per le parole che Benedetto XVI ha
pronunciato questa mattina durante l’omelia della festa di Pietro e
Paolo, patroni della Città Eterna, nel corso della cerimonia iniziata
con la consegna dei palli ai nuovi arcivescovi metropoliti, segno dello
speciale legame con il vescovo di Roma. C’era chi pensava che il
Pontefice avrebbe fatto accenni espliciti alle recenti vicende dei
vatileaks.
Ratzinger, in fondo, l’ha fatto, ma a modo suo, con
un’omelia centrata sul servizio del successore di Pietro. Innanzitutto
ha ricordato che «Pietro e Paolo, benché assai differenti umanamente
l’uno dall’altro e malgrado nel loro rapporto non siano mancati
conflitti, hanno realizzato un modo nuovo di essere fratelli, vissuto
secondo il Vangelo, un modo autentico reso possibile proprio dalla
grazia del Vangelo di Cristo operante in loro». Solo «la sequela di
Gesù», infatti «conduce alla nuova fraternità».
Poi il Papa, riferendosi al brano evangelico del primato, ha
riflettuto sul significato dell’essere «roccia». «In che modo Pietro è
la roccia? Come egli deve attuare questa prerogativa, che naturalmente
non ha ricevuto per se stesso?», si è chiesto. Benedetto XVI ha quindi
ricordato che proprio Pietro, quando non comprende la vera missione
di Gesù che dovrà passare attraverso il sacrificio della croce, arriva a
rimproverare il Messia, che lo apostrofa duramente, chiamandolo Satana:
«Va’ dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo...».
«Il discepolo che, per dono di Dio, può diventare solida
roccia, si manifesta anche per quello che è, nella sua debolezza umana:
una pietra sulla strada, una pietra in cui si può inciampare – in greco
skandalon», ha spiegato il Papa. «Appare qui evidente – ha aggiunto – la
tensione che esiste tra il dono che proviene dal Signore e le capacità
umane; e in questa scena tra Gesù e Simon Pietro vediamo in qualche modo
anticipato il dramma della storia dello stesso papato, caratterizzata
proprio dalla compresenza di questi due elementi: da una parte,
grazie alla luce e alla forza che vengono dall’alto, il papato
costituisce il fondamento della Chiesa pellegrina nel tempo; dall’altra,
lungo i secoli emerge anche la debolezza degli uomini, che solo
l’apertura all’azione di Dio può trasformare».
Gli uomini di Chiesa, la stessa «roccia» rappresentata dal
vescovo di Roma, devono essere coscienti della loro debolezza e del
fatto che l’efficacia del loro servizio non dipende dalla loro
bravura, dalle capacità, dalle strategie. Dipende invece – ha spiegato
Ratzinger – dall’essere seguaci del Nazareno e dall’essere aperti
all’azione di Dio.
Ma il Papa ha anche fatto cenno alla
promessa di Gesù: le porte degli inferi non potranno avere il
sopravvento («non prevalebunt», espressione significativamente apposta
anche sotto la testata de «L’Osservatore Romano»). Pietro «dovrà essere
difeso dal potere distruttivo del male», e viene «rassicurato riguardo
al futuro della Chiesa, della nuova comunità fondata da Gesù Cristo e
che si estende a tutti i tempi, al di là dell’esistenza personale di
Pietro stesso».
Benedetto XVI ha spiegato che «l’autorità di sciogliere e di
legare» che appartiene al successore di Pietro «consiste nel potere di
rimettere i peccati. E questa grazia, che toglie energia alle forze del
caos e del male, è nel cuore del ministero della Chiesa». «Essa – ha
aggiunto – non è una comunità di perfetti, ma di peccatori che si
debbono riconoscere bisognosi dell’amore di Dio, bisognosi di essere
purificati attraverso la Croce di Gesù Cristo».
Al termine della cerimonia, il Papa all’Angelus ha
pronunciato una frase che conferma ancora una volta l’infondatezza delle
voci sulle sue dimissioni: «Conto anche sulle vostre preghiere per continuare a servire la Chiesa con la mitezza e la forza dello Spirito Santo».
«La Iglesia no es una comunidad de perfectos, sino de pecadores que deben reconocer que necesitan del amor de Dios»
Andrea Tornielli Ciudad del VaticanoRatzinger lo hizo, pero a modo suyo, con una homilía que dedicada al servicio del sucesor de Pedro. Sobre todo, recordó que «Pedro y Pablo, a pesar de ser bastante diferentes humanamente entre sí y a pesar de que en su relación no hayan faltado los conflictos, llevaron a cabo un modo nuevo de ser hermanos, vivido según el Evangelio, un modo auténtico que fue posible gracias a la gracia del Evangelio de Cristo que actuaba en ellos». Solamente «la secuela de Jesús», de hecho, «conduce a la nueva fraternidad».
Después el Papa, al referirse al pasaje evangélico del primado, reflexionó sobre el significado de ser «roca». «Pero ¿de qué manera Pedro es la roca? ¿Cómo debe cumplir esta prerrogativa, que naturalmente no ha recibido para sí mismo?», se preguntó Benedicto XVI, y después recordó que fue justamente Pedro, al no comprender la verdadera misión de Jesús que habría tenido que pasar a través del sacrificio en la Cruz, el que llegó a increpar al Mesías, mismo que respondió con palabras durísimas: «Aléjate de mí, Satanás. Eres para mí un escándalo…». «El discípulo que, por un don de Dios, puede llegar a ser roca firme, se manifiesta en su debilidad humana como lo que es: una piedra en el camino, una piedra con la que se puede tropezar – en griego skandalon», explicó el Papa. «Así se manifiesta la tensión que existe entre el don que proviene del Señor y la capacidad humana; y en esta escena entre Jesús y Simón Pedro vemos de alguna manera anticipado el drama de la historia del mismo papado, que se caracteriza por la coexistencia de estos dos elementos: por una parte, gracias a la luz y la fuerza que viene de lo alto, el papado constituye el fundamento de la Iglesia peregrina en el tiempo; por otra, emergen también, a lo largo de los siglos, la debilidad de los hombres, que sólo la apertura a la acción de Dios puede transformar».
Los hombres de la Iglesia, la misma “roca” que representa el obispo de Roma, deben estar conscientes de sus debilidades y del hecho de que la eficacia de su servicio no depende de sus capacidades o de sus estrategias. Depende, en cambio, del Nazareno, de la acción de Dios.
Pero el Papa también indicó la promesa de Jesús: las puertas del infierno no prevalecerán («non prevalebunt»), expresión que aparece bajo el título de “L’Osservatore Romano”. Pedro «ha de ser protegido de las «puertas del infierno», del poder destructor del mal», y «es confortado con respecto al futuro de la Iglesia, de la nueva comunidad fundada por Jesucristo y que se extiende a todas las épocas, más allá de la existencia personal del mismo Pedro».
Benedicto XVI también explicó que «la autoridad de atar y desatar» que pertenece al sucesor de Pedro « consiste en el poder de perdonar los pecados. Y esta gracia, que debilita la fuerza del caos y del mal, está en el corazón del ministerio de la Iglesia. Ella no es una comunidad de perfectos, sino de pecadores que se deben reconocer necesitados del amor de Dios, necesitados de ser purificados por medio de la Cruz de Jesucristo».
Al final de la ceremonia, el Papa pronunció durante el Ángelus una frase que confirma una vez más que no renunciará a su cargo: «Cuento con vuestras oraciones para continuar sirviendo a la Iglesia con la mansedumbre y la fuerza del Espíritu Santo».
Fuente: http://vaticaninsider.lastampa.it/es/homepage/vaticano/dettagliospain/articolo/vaticano-vatican-papa-pope-el-papa-16422/
Stavo per scriverti l'ultimo messaggio di Medjugorje quando ho visto qui sotto... E' difficile non giudicare, ma è bello avere una preghiera per loro. Un abbraccione !
RispondiEliminaHOLA MIRTA: SIEMPRE DEJAS EN TUS ENTREGAS ESA PAZ EN NOMBRE DE DIOS QUE NOS LLEGA A TRAVÉS DE TUS ESCRITURAS.-
RispondiEliminaBESO ENORME.-
Buona domenica,vivila in serenità e amore.OLGA
RispondiEliminaCari amici Gesù ha detto chi è libero di colpa lanci la prima pietra...Preghiamo per la Chiesa...
RispondiEliminaQueridos amigos, Jesús ha dicho quien está libre de culpa lance la primera piedra... Rezamos per la Iglesia