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«Yo soy la luz del mundo. El que me sigue no andará en tinieblas, sino que tendrá la luz de la Vida». Jn 8,12

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sabato 18 febbraio 2017

Sulla medicina per i peccatori, le opposte ricette di Ratzinger e Bergoglio - Sobre la medicina para los pecadores, las recetas opuestas de Ratzinger y Bergoglio







El texto en español está  abajo 

Articolo pubblicato nel blog Settimo Cielo di Sandro Magister qua 

Viste le istruzioni dei vescovi della regione di Buenos Aires – approvate per iscritto da papa Francesco –, dei vescovi di Malta, di altri vescovi ancora e da ultimo della conferenza episcopale della Germania, è ormai evidente che l'argomento principe sul quale i novatori fanno leva per giustificare la comunione ai divorziati risposati è quello adombrato in questa frase suggestiva di "Amoris laetitia", a sua volta ripresa da "Evangelii gaudium", il documento programmatico dell'attuale pontificato:
"L’Eucaristia non è un premio per i perfetti ma un generoso rimedio e un alimento per i deboli".
È un'asserzione, questa, che è frequentemente associata – anche nella predicazione di Jorge Mario Bergoglio – ai pasti che Gesù consumava con i peccatori.
Ma è anche un'asserzione che è stata messa a nudo e criticata a fondo da Benedetto XVI.
Basta porre a confronto i testi dell'uno e dell'altro papa per verificare quanto siano tra loro in contrasto.
*
In papa Francesco l'associazione tra l'Eucaristia e i pasti di Gesù con i peccatori è postulata in forma allusiva e con lo studiato ausilio di note a piè di pagina:
In "Amoris laetitia" il passaggio chiave è nel paragrafo 305:
"A causa dei condizionamenti o dei fattori attenuanti, è possibile che, entro una situazione oggettiva di peccato – che non sia soggettivamente colpevole o che non lo sia in modo pieno – si possa vivere in grazia di Dio, si possa amare, e si possa anche crescere nella vita di grazia e di carità, ricevendo a tale scopo l’aiuto della Chiesa".
Al quale è agganciata la nota 351:
"In certi casi, potrebbe essere anche l’aiuto dei Sacramenti. Per questo, 'ai sacerdoti ricordo che il confessionale non dev’essere una sala di tortura bensì il luogo della misericordia del Signore' (Esort. ap. Evangelii gaudium [24 novembre 2013], 44: AAS 105 [2013], 1038). Ugualmente segnalo che l’Eucaristia 'non è un premio per i perfetti, ma un generoso rimedio e un alimento per i deboli' (ibid., 47: 1039)".
Se poi si risale a "Evangelii gaudium", ecco che cosa si legge nel paragrafo 47:
"Tutti possono partecipare in qualche modo alla vita ecclesiale, tutti possono far parte della comunità, e nemmeno le porte dei Sacramenti si dovrebbero chiudere per una ragione qualsiasi. […] L’Eucaristia, sebbene costituisca la pienezza della vita sacramentale, non è un premio per i perfetti ma un generoso rimedio e un alimento per i deboli".
Anche qui con un rimando a una nota, la 51:
"Cfr Sant’Ambrogio, De Sacramentis, IV, vi, 28: PL 16, 464: 'Devo riceverlo sempre, perché sempre perdoni i miei peccati. Se pecco continuamente, devo avere sempre un rimedio'; ibid., IV, v, 24: PL 16, 463: 'Colui che mangiò la manna, morì; colui che mangia di questo corpo, otterrà il perdono dei suoi peccati'; San Cirillo di Alessandria, In Joh. Evang. IV, 2: PG 73, 584-585: 'Mi sono esaminato e mi sono riconosciuto indegno. A coloro che parlano così dico: e quando sarete degni? Quando vi presenterete allora davanti a Cristo? E se i vostri peccati vi impediscono di avvicinarvi e se non smettete mai di cadere – chi conosce i suoi delitti?, dice il salmo – voi rimarrete senza prender parte della santificazione che vivifica per l’eternità?'".
*
In Joseph Ratzinger teologo e papa, invece, ci troviamo in presenza di un'argomentazione serrata, mirata a provare l'insostenibilità dell'associazione tra l'Eucaristia e i pasti di Gesù con i peccatori, con le conseguenze che ne derivano.
Ecco come egli sviluppa tale argomentazione nelle pagine 422-424 del volume XI dei suoi Opera Omnia, "Teologia della Liturgia", pubblicato nel 2008 a cura dell'attuale prefetto della congregazione per la dottrina della fede, cardinale Gerhard L. Müller:
"La tesi secondo cui l'Eucaristia apostolica si ricollega alla quotidiana comunità conviviale di Gesù con i suoi discepoli […] viene in ampi circoli radicalizzata nel senso che […] si fa derivare l'Eucaristia più o meno esclusivamente dai pasti che Gesù consumava con i peccatori.
"In tali posizioni si fa coincidere l'Eucaristia secondo l'intenzione di Gesù con una dottrina della giustificazione rigidamente luterana, come dottrina della grazia concessa al peccatore. Se infine i pasti con i peccatori vengono ammessi come unico elemento sicuro della tradizione del Gesù storico, si ha per risultato una riduzione dell'intera cristologia e teologia su questo punto.
"Ma da ciò segue poi un'idea dell'Eucaristia che non ha più nulla in comune con la tradizione della Chiesa primitiva. Mentre Paolo definisce l'accostarsi all'Eucaristia in stato di peccato come un mangiare e bere "la propria condanna" (cf. 1 Cor 11, 29) e protegge l'Eucaristia dall'abuso mediante l'anatema (cf. 1 Cor 16, 22), appare qui addirittura come essenza dell'Eucaristia che essa venga offerta a tutti senza alcuna distinzione e condizione preliminare. Essa viene interpretata come il segno della grazia incondizionata di Dio, che come tale viene offerta immediatamente anche ai peccatori, anzi, anche ai non credenti, una posizione che, comunque, ha ormai ben poco in comune anche con la concezione che Lutero aveva dell'Eucaristia.
"Il contrasto con l'intera tradizione eucaristica neotestamentaria in cui cade la tesi radicalizzata ne confuta il punto di partenza: l'Eucaristia cristiana non è stata compresa partendo dai pasti che Gesù ebbe con i peccatori. […] Un indizio contro la derivazione dell'Eucaristia dai pasti con i peccatori è il suo carattere chiuso, che in questo segue il rituale pasquale: come la cena pasquale viene celebrata nella comunità domestica rigorosamente circoscritta, così esistevano anche per l'Eucaristia fin dall'inizio condizioni d'accesso ben stabilite; essa veniva celebrata fin dall'inizio, per così dire, nella comunità domestica di Gesù Cristo, e in questo modo ha costruito la 'Chiesa'".
*
È evidente che da questa argomentazione di Ratzinger deriva il divieto della comunione ai divorziati risposati, e non solo ad essi: divieto che ha trovato chiara espressione nel suo magistero da papa, come già nel magistero dei suoi predecessori.
Così come non sorprende che dalle asserzioni allusive di papa Francesco derivino interpretazioni favorevoli alla comunione ai divorziati risposati: interpretazioni da lui stesso non solo consentite, ma esplicitamente approvate.
Il contrasto c'è. E a giudicare dagli argomenti di Ratzinger non è solo pratico, "pastorale", ma tocca i pilastri della fede cristiana.





Artículo publicato en el blog Settimo cielo di Sandro Magister qua  

Vistas las instrucciones de los obispos de la región de Buenos Aires – aprobadas por escrito por el papa Francisco –, de los obispos de Malta, de otros obispos también y por última de la Conferencia Episcopal de Alemania, ahora es evidente que el argumento principal sobre el cual los innovadores se palanquean para justificar la comunión a los divorciados que se han vuelto a casar es el esbozado en esta frase sugestiva de "Amoris laetitia", a su vez retomada por "Evangelii gaudium", el documento programático del actual pontificado:
"La Eucaristía no es un premio para los perfectos sino un generoso remedio y un alimento para los débiles".
Ésta es una afirmación que está frecuentemente asociada – también en la predicación de Jorge Mario Bergoglio – a las comidas que Jesús compartía con los pecadores.
Pero es también una afirmación que ha sido sacada a la luz y criticada a fondo por Benedicto XVI.
Basta confrontar los textos de uno y de otro Papa para verificar cuanto contraste hay entre ellos.
*
En el papa Francisco, la asociación entre la Eucaristía y las comidas con los pecadores es postulada en forma alusiva y con el estudiado auxilio de notas a pie de página:
En "Amoris laetitia" el pasaje clave está en el parágrafo 305:
"A causa de los condicionamientos o factores atenuantes, es posible que, en medio de una situación objetiva de pecado – que no sea subjetivamente culpable o que no lo sea de modo pleno – se pueda vivir en gracia de Dios, se pueda amar, y también se pueda crecer en la vida de la gracia y la caridad, recibiendo para ello la ayuda de la Iglesia".
La nota 351 se conecta con este parágrafo:
"En ciertos casos, podría ser también la ayuda de los sacramentos. Por eso, 'a los sacerdotes les recuerdo que el confesionario no debe ser una sala de torturas sino el lugar de la misericordia del Señor' (Exhort. ap. Evangelii gaudium [24 noviembre 2013], 44: AAS 105 [2013], 1038). Igualmente destaco que la Eucaristía 'no es un premio para los perfectos sino un generoso remedio y un alimento para los débiles' (ibíd, 47: 1039)".
Si después seguimos con "Evangelii gaudium", esto es lo que se lee en el parágrafo 47:
"Todos pueden participar de alguna manera en la vida eclesial, todos pueden integrar la comunidad, y tampoco las puertas de los sacramentos deberían cerrarse por una razón cualquiera. […] La Eucaristía, si bien constituye la plenitud de la vida sacramental, no es un premio para los perfectos sino un generoso remedio y un alimento para los débiles".
También aquí con un envío a una nota, la 51:
"Cf. San Ambrosio, De Sacramentis, IV, 6, 28: PL 16, 464: 'Tengo que recibirle siempre, para que siempre perdone mis pecados. Si peco continuamente, he de tener siempre un remedio'; ibíd., IV, 5, 24: PL 16, 463: 'El que comió el maná murió; el que coma de este cuerpo obtendrá el perdón de sus pecados'; San Cirilo de Alejandría, In Joh. Evang. IV, 2: PG 73, 584-585: 'Me he examinado y me he reconocido indigno. A los que así hablan les digo: ¿Y cuándo seréis dignos? ¿Cuándo os presentaréis entonces ante Cristo? Y si vuestros pecados os impiden acercaros y si nunca vais a dejar de caer – ¿quién conoce sus delitos?, dice el salmo –, ¿os quedaréis sin participar de la santificación que vivifica para la eternidad?''".
*
En Joseph Ratzinger, teólogo y Papa, por el contrario, nos encontramos en presencia de una argumentación ajustada, que apunta a a probar la insostenibilidad de la asociación entre la Eucaristía y las comidas de Jesús con los pecadores, con las consecuencias que se derivan de ello.
He aquí cómo él desarrolla esa argumentación en las páginas 422-424 del volumen XI de su Opera Omnia, "Teología de la Liturgia", publicado en el 2008 a cargo del actual prefecto de la Congregación para la Doctrina de la Fe, cardenal Gerhard L. Müller:
"La tesis según la cual la Eucaristía apostólica se vuelve a vincular con la cotidiana convivencia comunitaria de Jesús con sus discípulos […] se radicaliza en amplios círculos, en el sentido que […] se hace derivar la Eucaristía más o menos exclusivamente de las comidas que Jesús llevaba a cabo con los pecadores.
"En esas posiciones se hace coincidir la Eucaristía según la intención de Jesús con una doctrina de la justificación rígidamente luterana, como doctrina de la gracia concedida al pecador. Si en definitiva las comidas con los pecadores son admitidas como único elemento seguro de la tradición del Jesús histórico, resulta de ello una reducción de toda la cristología y teología a este punto.
"Pero de esto sigue después una idea de la Eucaristía que ya no tiene nada en común con la tradición de la Iglesia primitiva. Mientras que san Pablo define el acercamiento en estado de pecado a la Eucaristía como un comer y beber "la propia condenación" (cf. 1 Cor 11, 29) y protege a la Eucaristía del abuso mediante el anatema (cf. 1 Cor 16, 22), aparece aquí incluso como esencia de la Eucaristía que ella sea ofrecida a todos sin ningún distingo ni condición previa. [En este caso] ella es interpretada como el signo de la gracia incondicional de Dios, que como tal se ofrece inmediatamente también a los pecadores, más aún, también a los no creyentes. Es una posición que, sin embargo, tiene ahora muy poco en común con la concepción que tenía Lutero de la Eucaristía.
"El contraste con toda la tradición eucarística neotestamentaria en la que cae la tesis radicalizada refuta el punto de partida: la Eucaristía cristiana no fue comprendida partiendo de las comidas que Jesús celebró con los pecadores. […] Un indicio contra la derivación de la Eucaristía de las comidas con los pecadores es su carácter cerrado, que lo continúa el rito pascual: así como la cena pascual se celebra en la comunidad doméstica rigurosamente circunscrita, así también desde el comienzo había para la Eucaristía condiciones de acceso bien establecidas; desde el comienzo ella era celebrada, por así decir, en la comunidad doméstica de Jesucristo, y es de este modo que se ha edificado la 'Iglesia'".
*
Es evidente que de esta argumentación de Ratzinger deriva la prohibición de la comunión a los divorciados que se han vuelto a casar, y no sólo a ellos: prohibición que ha encontrado clara expresión en su magisterio como Papa, al igual que en el magisterio de sus predecesores.
Del mismo modo, no sorprende que de las afirmaciones alusivas del papa Francisco deriven interpretaciones favorables a la comunión a los divorciados que se han vuelto a casar: interpretaciones no sólo consentidas por él, sino explícitamente aprobadas.
El contraste existe. Y a juzgar por los argumentos de Ratzinger no es sólo un contraste práctico, "pastoral", sino uno que roza los pilares de la fe cristiana.
(Traducción en español de José Arturo Quarracino, Temperley, Buenos Aires, Argentina)


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Coroncina alla Divina Misericordia

Coroncina della Divina Misericordia
(Dice Gesù a Santa Faustina Kowalska): “Oh! che grandi grazie concederò alle anime che reciteranno questa coroncina” (Diario, 848). “Con essa otterrai tutto, se quello che chiedi è conforme alla mia volontà”. (Diario, 1731). “Recita continuamente la coroncina che ti ho insegnato. Chiunque la reciterà, otterrà tanta Misericordia nell’ora della morte. ” Gesù ha raccomandato di recitare la coroncina a qualsiasi ora ma in particolare nell'ora della propria morte, ossia le 3 del pomeriggio, che Lui stesso ha chiamato un'ora di grande misericordia per il mondo intero. "In quell'ora dice Gesù non rifiuterò nulla all'anima che Mi prega per la Mia Passione" (Diario, 687)..

Coronilla de la Divina Misericordia

Coronilla de la Divina Misericordia
(Dice Gesù a Santa Faustina Kowalska)“Por el rezo de este Rosario, me complace dar todo lo que me pidan. Quien lo rece, alcanzará gran Misericordia en la hora de su muerte. Aunque sea un pecador empedernido, si reza este Rosario, aunque sea una sola vez, logrará la gracia de mi infinita Misericordia”.“Si se reza este Rosario delante de los moribundos, se calma la ira de Dios, y su insondable Misericordia se apodera de su alma. Cuando recen este Rosario al lado del moribundo, me pondré entre el Padre y el alma moribunda, no como justo Juez, sino como Redentor Misericordioso”.

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