«Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita». Gv 8,12

«Yo soy la luz del mundo. El que me sigue no andará en tinieblas, sino que tendrá la luz de la Vida». Jn 8,12

L'inferno esiste- El infierno existe y es eterno

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giovedì 29 novembre 2012

L'accidia è il male del nostro tempo - Acedia, el mal de nuestro tiempo




L'accidia
disiniteresse per il presente e mancanza di prospettive per il futuro

L'accidia è il male del nostro tempo. Si manifesta attraverso la noia, l'indifferenza, l'afflizione, e attraverso quello scoraggiamento che ci induce a lasciare perdere di fronte alle difficoltà... L'accidia consiste cioè nella paura di affrontare la vita con le sue frustrazioni e le sue prove, e nella fuga di fronte a noi stessi e a ciò che percepiamo come vuoto. Chi è in preda all'accidia è nell'impossibilità di fare scelte durature, e ricerca emozioni sempre diverse, come se proiettasse la propria felicità in un altro tempo o in un altro luogo. Le manifestazioni più gravi dell'accidia vanno dalle svariate forme di depressione che spesso rovinano l'esistenza di tanti giovani, alle manifestazioni psicosomatiche come l'anoressia e la bulimia, che rivelano un disagio molto profondo. L'accidia insomma è inscindibilmente legata alla nostra condizione umana. 



Il termine

Il termine, nel greco classico, designa la negligenza, l'indifferenza, la mancanza di cure e di interesse per una cosa. Designa inoltre l'abbattimento, lo scoraggiamento, la prostrazione, la stanchezza, la noia e la depressione dell'uomo di fronte alla vita.
É lo smarrimento estremo: si produce uno stato d'animo che intacca e rischia di disorientare tutto ciò che raggiunge.
Due conseguenze tipiche sono l'instabilità e il disprezzo per gli impegni della propria vita.
L'uomo non padroneggia più la vita; le vicende lo avviluppano inestricabili, ed egli non sa più vederci chiaro. Non sa più come cavarsela in determinate vicende della propria esistenza; e il compito a lui affidato gli si erge davanti insuperabile, come la parete di una montagna.



Le manifestazioni e le conseguenze dell'accidia

L'accidia ha un carattere complesso e confuso: è un miscuglio di pensieri provenienti da forze diverse. Chi è colpito dall'accidia avverte un senso di disordine e di illogicità in cui si intrecciano reazioni contrastanti: si detesta tutto ciò che si ha e si desidera ciò che non si ha.
Si percepisce che tutta la propria esistenza perde di tensione, è come allentata in un senso di vuoto, nella noia e nella svogliatezza, in una incapacità di concentrarsi su una determinata attività, nella spossatezza e nell'ansia. Viene a mancare un punto di attrazione, un polo che catalizzi tutte le componenti della persona, e questa perdita di scopo sembra trascinare tutto in un vuoto senza fine.
A causa dell'angoscia e dell'ansietà, la vita appare senza più punti sicuri, senza certezze, come appoggiata su di una superficie fluttuante.
Altri sintomi dell'accidia sono l'indifferenza è l'instabilità. Questa instabilità si manifesta in diversi modi: dal cambiare casa o lavoro, al fuggire verso situazioni ritenute ideali; dall'instabilità di umore all'instabilità di giudizio; dall'instabilità nei rapporti interpersonali alla sfiducia verso se stessi. Anche la ricerca di sempre nuove emozioni e divertimenti e la paura di lasciare spazi vuoti da impegni sono palliativi di fronte a una situazione esistenziale che si minaccia vuota e priva di senso.
Pascal diceva "Ho scoperto che tutta l'infelicità degli uomini deriva da una sola causa, dal non saper starsene in pace, in una camera".
Un ultimo sintomo dell'accidia è lo sconforto: l'impossibilità per l'uomo di vedere qualche cosa di buono e di positivo: tutto viene ridotto al negativismo e al pessimismo. L'insoddisfazione diventa la modalità normale di affrontare l'esistenza, e spesso anche ogni possibilità di futuro diventa inimmaginabile.

Le cause dell'accidia

Una realtà complessa come l'accidia trae origine da numerosi fattori. Tuttavia, una delle cause più frequenti è l'amore smodato per se stessi, quella passione per se stessi che porta ad essere prigionieri del proprio io. Questo amore di sè è in fondo il vero idolo che minaccia la nostra vita. Se l'io è il centro assoluto del proprio mondo, allora si valuta ogni cosa in funzione dei propri bisogni, della propria idea, dei propri desideri e giudizi.
Ci sono inoltre due cause, apparentemente contradditorie, che favoriscono l'accidia, e sono l'ozio e l'attivismo.
L'ozio è la mancanza di occupazioni, di interessi, ma soprattutto una realtà che rende la vita quotidiana amorfa e trascinata. Davanti ad ogni prerogativa l'ozioso si chiede "a che pro?" e trasforma la propria vita in un deserto.
D'altra parte, lavoro e impegni eccessivi, che disperdono e creano molti punti di riferimento non collegati tra di loro, possono provocare uno stato di accidia: ci si è dati un compito al di là delle proprie forze e si crolla.



Le soluzioni per combattere l'accidia

L'equilibrio, la discrezione e la moderazione permettono di dare una misura alla propria vita e a ciò che si fa. Si tratta di quella saggezza che nasce dalla consapevolezza dei propri limiti e delle possibilità che sono in noi, e permette un reale dominio di sè.
Molti autori insistono inoltre sulla necessità di non fuggire di fronte a questa situazione esistenziale. La fuga è infatti l'illusione di trovare altrove o diversamente una liberazione da questo pensiero.

Altri rimedi per l'accidia sono la pazienza e la stabilità. La stabilità è la capacità di perseverare, di continuare un cammino anche se si è tentati di interrompere la via che si è intrapresa. E un tempo in cui ci è data la possibilità di perseverare è il quotidiano: rimanere nel quotidiano, senza "sognare la vita" fuggendo dalla sua precarietà. Ciò comporta una rinuncia a tutte quelle illusioni che ci appaiono come alternative al presente; comporta accettare se stessi e l'altro; comporta accogliere le fatiche dei propri impegni o il peso della comunità in cui siamo inseriti. Per combattere l'accidia, insomma, bisogna ritrovare uno scopo e riprendere gusto per una.

Il rimedio, l’unico, è; la preghiera, il pentimento dei peccati, la supplica accorata per ottenere da Gesù; pietà;. Questo è; un percorso sicuro per spalancare la porta della propria anima a Dio. Rammenta che la preghiera è; un mezzo efficace per la conversione e la salvezza.


Crociata di Preghiera (69) - La preghiera a Dio Padre per accettare la Sua Volontà Divina
Dio Padre Onnipotente accetto la tua Volontà Divina
Aiuta i tuoi figli ad accettarla
Ferma Satana dal negare il diritto dei tuoi figli all’eredità del Padre
Non farci rinunciare mai alla lotta per la nostra eredità in Paradiso

Ascolta le nostre preghiere per scacciare Satana e i suoi angeli caduti
Ti chiedo Caro Padre di purificare la terra con la Tua Misericordia e di
coprirci con il tuo Spirito Santo.

Guidaci per formare il Tuo Santissimo esercito, carico del potere di scacciare la bestia per sempre. Amen.






Qué es la Acedia?

De la acedia no se suele hablar. Difícilmente se encuentra su nombre fuera de los manuales y diccionarios de moral.

La acedia es propiamente una especie o una forma particular de la envidia, es decir una especie de tristeza.
Santo Tomás de Aquino, la define como: "tristeza por el bien divino del que goza la caridad". O sea, envidia a Dios; tristeza por los bienes espirituales.

El Catecismo de la Iglesia Católica la define: "La acedia o pereza espiritual llega a rechazar el gozo que viene de Dios y a sentir horror por el bien divino" (CIC 2094) y ubica la acedia entre los pecados contra la Caridad: 1º) indiferencia, 2º) ingratitud, 3º) tibieza, 4º) acedia y 5º) odio a Dios.

Decía Ignacio: "Llamo desolación... [a la] oscuridad de alma, turbación de ella, moción a las cosas bajas y terrenas, inquietud de varias agitaciones y tentaciones, moviendo a  infidencia, sin esperanza, sin amor, hallándose toda perezosa, tibia, triste y como separada
de su Criador y Señor".

Evagrio Póntico describía: "La acedia es la debilidad del alma que irrumpe cuando no se vive según la naturaleza ni se enfrenta noblemente la tentación.”

La acedia es pecado. La acedia es vicio especial cuando se opone al gozo que debería procurar el bien espiritual en cuanto bien divino. Este gozo es un efecto propio de la caridad; por eso, entristecerse del bien divino, sentir hastío, pereza, aburrimiento, desgana, apatía, displicencia es un pecado contra la virtud teologal de la caridad.

La acedia se opone a nuestra felicidad verdadera, de manera mucho más frontal, directa y devastadora, que cualquiera de los otros pecados capitales. Puede decirse que la acedia
consiste en la oposición misma a la felicidad del hombre, consiste en la tristeza por la felicidad; consiste propiamente en un no a la felicidad, un no a la fiesta de Dios, un no a su amor. Su maldad es espiritual, es el rechazo directo y hostil de la comunión con Dios.

La acedia hoy: la civilización de la acedia

William Bennett, abogado norteamericano de Harvard, doctor en Filosofía en Texas,
Ministro de Educación del gobierno de Reagan, y conocido autor del bestseller, El libro de las Virtudes, explica en un discurso político, cual es el mal de la sociedad actual. Si bien lo aplica a los norteamericanos, podemos identificarnos
en este mundo global…

“Les propongo mi tesis de que la crisis denuestra época es de orden espiritual. Específicamente, nuestro mal es lo que los antiguos llamaban acedia. Acedia es el pecado de pereza. Pero lo que los santos entienden por acedia, no es la pereza en la que pensamos nosotros habitualmente, que consiste en la dejadez para los deberes cotidianos.

La acedia es otra cosa. Bien entendida, es una aversión y una negación ante lo espiritual. La acedia se pone de manifiesto en una ansiosa e indebida preocupación por lo exterior y lo mundano. Consiste en una pachorra y ausencia de interés por las cosas divinas.

Trae aparejada, según los antiguos, una cierta tristeza y dolor por todo. La acedia se pone de manifiesto en un rechazo carente de alegría, malhumorado, y egotista de la vocación a ser hijos de Dios. El hombre acedioso odia todo lo espiritual y quiere verse exento de sus
exigencias. Según los antiguos teólogos la acedia produce odio contra todo lo bueno. Y este odio realimenta el rechazo, el mal humor, la tristeza y el dolor”.
“La acedia no es un mal espiritual nuevo, por supuesto. Pero hoy en día viene en aumento. El mal que nos aflige es la corrupción del corazón, la deserción del alma. Nuestras aspiraciones y nuestros deseos se orientan hacia los objetos que no corresponden. Y solamente cuando nos orientemos hacia los fines correctos – hacia la fortaleza, lo noble, lo espiritual – mejorarán las cosas”.



¿Qué produce?

La acedia es un pecado capital principio,cabeza o madre de otros pecados. El pecado capital es aquel del que nacen otros vicios, por ejemplo, la avaricia, que tiene como fin la indefinida acumulación de riquezas, engendra el fraude, el dolo,el robo, la dureza del corazón, la inmisericordia…

Pecados que la acedia engendra:

Tristeza, malicia, rencor, pusilanimidad, desesperación, indolencia en lo tocante a
los mandamientos, divagación e indiscreción de la mente por lo ilícito,amargura, ociosidad, somnolencia,desasosiego del cuerpo, inestabilidad,verbosidad, curiosidad, pereza para las
buenas obras, murmuración…

Por qué engendra todo esto?
Santo Tomás dice que de la tristeza nacenecesariamente un doble movimiento: huida de lo que entristece y búsqueda de lo que da placer. De este doble movimiento origina más pecados principales, algunos ya nombrados:

1) Desesperación. Ha de entenderse como la repugnancia y consecuente huida de aquello difícil que produce tristeza. El tedio "envuelve al hombre con una cadena sin fin, de la cual sólo puede librarse mediante un esfuerzo de su voluntad; porque si se deja llevar de su tendencia sensible, la falta de gusto en las cosas espirituales engendra el tedio y
éste a su vez aumenta el disgusto”.

2) Pusilanimidad. Cobardía de corazón para acometer cosas grandes y arduas
empresas", miedo al trabajo y a la perseverancia en las buenas obras. Es pensar que no va a ser posible sufrir los trabajos y dificultades de la carne.

3) Incumplimiento de los preceptos. Ociosidad y somnolencia voluntarias ante los deberes de estado o simplemente ante los mandamientos divinos.

4) Rencor o amargura. Santo Tomás lo ve como "indignación contra las personas
que nos obligan contra nuestra voluntad a los bienes espirituales”. Es decir, los
superiores en la vida religiosa, y, para los perezosos en general, los virtuosos. Los
primeros porque tienen autoridad para exigirnos el cumplimiento de la virtud. Los segundos, porque el virtuoso, como el santo, "acusa" con su virtud eminente la desidia de los flojos.

5) Malicia "indignación y odio contra los mismos bienes espirituales".

6) Divagación por las cosas prohibidas. Divagar significa "apartarse del asunto que se debe o se está tratando" lo que crea inestabilidad del alma, curiosidad, verbosidad, inquietud corporal…




Remedios contra la acedia

La civilización de la acedia es la que teme. Teme al Espíritu Santo, a los creyentes, a la comunión de Dios con los hombres. Sus raíces se nutren de los profundos terrores, es una civilización profundamente infeliz y enemiga de la felicidad. Que hacemos?
*En amar a Dios con todo el corazón,con toda el alma y con todas lasfuerzas, allí está al mismo tiempo la felicidad y la derrota del pecado. El gozo de la caridad, exorciza la acedia.

* Desear intensamente el fervor de la caridad y pedirla, pues es un don. Y ningún pecado es más grave y más difícil de sanar que la tristeza opuesta al gozo de la caridad. Debemos construir la civilización de la caridad.

*Hay que meditar y valorar como bienes reales para nosotros los dones sobrenaturales con que Dios nos agracia.

*Es esencial el ejercicio de la fe iluminando con criterios sobrenaturales las realidades que
han de ser amadas: Dios, el cielo, la gracia, la santidad; el renunciamiento, el ejercicio de la virtud, la práctica de la misericordia, las bienaventuranzas evangélicas.

* La acedia es pecado contra la caridad; se vence pues haciendo crecer la caridad hacia Dios y los dones por los que Dios se nos participa: la gracia, los dones del Espíritu Santo, los  mandamientos divinos, los consejos evangélicos.

* La lectura espiritual, la Salmodia, el trabajo manual, la oración y las obras buenas de todo género.

*La paciencia, el hacer todo con mucha constancia y el temor de Dios curan la acedia. Se impugna la acedia no huyendo sino resistiendo.

“Dispón para ti mismo una justa medida en cada actividad y no desistas antes de haberla
concluido, y reza prudentemente y con fuerza y el espíritu de la acedia huirá de ti" (Evagrio
Póntico)


69 - Oración a Dios Padre para aceptar Su Divina Voluntad 
Dios Padre Todopoderoso, yo acepto Tu Divina Voluntad.
Ayuda a Tus hijos a aceptarla.
Detén a Satán para que no niegue el derecho de Tus hijos a la herencia
De su Padre.
Nunca nos dejes renunciar a la lucha por nuestra herencia en el Paraíso.
Oye nuestras súplicas para desterrar a Satán y a sus ángeles caídos.
Te pido, querido Padre, que limpies la Tierra con Tu Misericordia
y que nos cubras con Tu Santo Espíritu.
Guíanos a formar Tu Santísimo ejército,
cargado con el poder de desterrar a la bestia para siempre. Amén.

5 commenti:

  1. A qualcuno manca la forza del cuore e della mente per affrontare la vita.

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  2. Cara Mirta questo sicuramente è un male moderno!!!
    Come dice Ambra bisogna avere la forza di affrontare la vita, devono rivolgersi alla Madre Celeste che le dia il coraggio, di affrontare tutto.
    Tomaso

    RispondiElimina
  3. Maravillasa entrada sobre lo que es la acedia y sus consecuencias en el interior de las Personas.
    Un abrazo.

    RispondiElimina
  4. Caro Mitra!
    Grazie per il bellissimo articolo. La maggior parte dei dettagli.
    Vi invio un sacco di saluti e baci.
    Lucia

    RispondiElimina
  5. Troviamo forze nella preghiera!! Grazie della vostra visita!

    Encontramos fuerza en la oración! Gracias por sus visitas!

    RispondiElimina


Grazie per la visita.
Gracias por la visita.

Coroncina alla Divina Misericordia

Coroncina della Divina Misericordia
(Dice Gesù a Santa Faustina Kowalska): “Oh! che grandi grazie concederò alle anime che reciteranno questa coroncina” (Diario, 848). “Con essa otterrai tutto, se quello che chiedi è conforme alla mia volontà”. (Diario, 1731). “Recita continuamente la coroncina che ti ho insegnato. Chiunque la reciterà, otterrà tanta Misericordia nell’ora della morte. ” Gesù ha raccomandato di recitare la coroncina a qualsiasi ora ma in particolare nell'ora della propria morte, ossia le 3 del pomeriggio, che Lui stesso ha chiamato un'ora di grande misericordia per il mondo intero. "In quell'ora dice Gesù non rifiuterò nulla all'anima che Mi prega per la Mia Passione" (Diario, 687)..

Coronilla de la Divina Misericordia

Coronilla de la Divina Misericordia
(Dice Gesù a Santa Faustina Kowalska)“Por el rezo de este Rosario, me complace dar todo lo que me pidan. Quien lo rece, alcanzará gran Misericordia en la hora de su muerte. Aunque sea un pecador empedernido, si reza este Rosario, aunque sea una sola vez, logrará la gracia de mi infinita Misericordia”.“Si se reza este Rosario delante de los moribundos, se calma la ira de Dios, y su insondable Misericordia se apodera de su alma. Cuando recen este Rosario al lado del moribundo, me pondré entre el Padre y el alma moribunda, no como justo Juez, sino como Redentor Misericordioso”.

"Se stai cercando Dio e non sai da che parte cominciare, impara a pregare e assumiti l'impegno di farlo ogni giorno..."(Teresa di Calcutta)

Si estás buscando a Dios y no sabes como empezar, aprende a rezar, asume el compromiso de hacerlo cada día...(Teresa de Calcuta)

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