L’avvento è il tempo in cui tutti
nella Chiesa ci prepariamo per il Natale. In Attesa della nascita di
Gesù, questo tempo deve essere un appello alla preghiera, speranza e
vivenza della carità e solidarietà, che va vissuto specialmente in
famiglia e con i più bisognosi.
El
Adviento es el tiempo en el que todos en la Iglesia nos preparamos para
la Navidad. En espera del nacimiento de Jesús, este tiempo debe ser una
instancia intensa de oración, esperanza y vivencia de la caridad y
solidaridad, que debe ser vivido especialmente en familia y con los más
necesitados.
El texto en español está abajo
AVVENTO: TEMPO DI ATTESA
- Il termine latino adventus
(da advenio = venire presso) si
collega al termine greco parousia,
che significa “presenza” o meglio ancora “arrivo”, cioè “presenza iniziata”. E’
noto come questo concetto risalga alle consuetudini antiche. Esso veniva usato
normalmente per parlare della presenza/arrivo di un re o di un sovrano per
compiere un ‘azione positiva, o in riferimento a Dio che realizza il tempo della parousia. Avvento significa quindi presenza iniziata, presenza di Dio
stesso che viene a salvare l’umanità. L’avvento ci ricorda che l’azione
salvifica di Dio nel mondo è “già”
incominciata, ma che rimane “ancora” aperta e dinamica fino al suo compimento.
Per questo l’Avvento si definisce come un “tempo di attesa”. Pertanto vivere
l’Avvento significa imparare la sapienza dell’attesa di Dio che salva. Non c’è
modo migliore per dare significato narrativo all’Avvento che presentare i
personaggi biblici che vivono l’attesa di Dio.
Giuseppe:
lo sposo che attende
Una terza figura è
rappresentata da Giuseppe di Nazareth, lo sposo della Vergine Maria. I racconti
evangelici riportano la figura di Giuseppe nel contesto della nascita di Gesù e
successivamente negli episodi della presentazione al tempio, nella fuga in
Egitto e del ritorno a Nazareth. Giuseppe è ancora presente nella scena dello
smarrimento e del ritrovamento del bambino dodicenne al tempio di Gerusalemme
(cf. i capitoli di Mt 1-2; Lc 1-2). La sua presenza si collega con la “vita
nascosta” della santa famiglia a Nazareth (Lc 4,22). Anche se i testi canonici
presentano Giuseppe in una posizione discreta, la riflessione biblico-teologica
accredita a questa figura una rilevanza notevole. Egli è anzitutto “uomo giusto”
(Mt 1,19). Il primo evangelista sceglie questa definizione per collegare il
ruolo tipico di Giuseppe alla tradizione antica di coloro che attendevano la
venuta del Messia: i giusti di Israele. In Giuseppe possiamo cogliere tutta la
storia di un popolo che soffre e che attente pazientemente la salvezza. Egli
vive il tormento di una scelta (Mt 1,20), che ha le sue origini nel mistero di
Dio. Le parole dell’angelo rivolte a Giuseppe sono eloquenti: «Giuseppe, figlio
di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino
che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio
e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati»
(Mt 1,20-21). Per Giuseppe saper attendere significa saper lottare nella fede.
L’avvento di Giuseppe diventa esperienza di abbandono fiducioso nella
provvidenza, senza cedere alla tentazione di un “fare privato”. Allo stesso
tempo Giuseppe è “lo sposo di Maria”. In questa seconda definizione dobbiamo
cogliere anche la dimensione affettiva e familiare dell’attesa: attendere la
salvezza significa scegliere la via dell’amore e della comunione. Il bene di
una famiglia, della Santa Famiglia, supera e comprende anche il bene personale.
Nel cuore dello “sposo che attente”, la cui parafrasi è ampiamente testimonianza
nelle Scritture di Israele (Dio – sposo; Cantico dei Cantici; ecc.),
interpretiamo il valore prezioso di questo tempo di Avvento e di offerta della
nostra vita per un “progetto più grande”.
Maria: la madre
dell’attesa
Tutti i racconti evangelici culminano
con la figura di Maria, la madre del Signore, la “donna dell’Avvento”. Dal “si”
dell’annunciazione (Lc 1,28), Maria è proposta come colei che vive in prima
persona l’avvento di Dio nel tempo, nella storia e nel proprio cuore. Per
questa ragione siamo chiamati a guardare al tempo dell’attesa “con gli occhi della Vergine”. I verbi che
contraddistinguono le azioni di Maria sono diversi e tutti significativi: Maria
«si mette in cammino» verso la casa di Zaccaria e «si mette a servizio» di
Elisabetta (Lc 1,39-56). Maria è nella scena del Natale come la madre che
«contempla» e «custodice nel cuore» gli avvenimenti realizzati da Dio. La
Vergine è colei che «offre», insieme a Giuseppe, il bambino al tempio di
Gerusalemme (Lc 2,22) e colui che lo cercherà ansiosamente nella Città Santa
(Lc 41-50). La madre dell’attesa di Colui che salverà Israele è sicuramente la
figura più vicina alle nostre aspettative dell’Avvento. Essa diventa il modello
di ogni credente e con la sua semplicità ci permette di entrare nel mistero di
Dio che si fa carne e di partecipare alla sua gioia. La madre ci ricorda
l’importanza della vita: per questo l’Avvento diventa un annuncio di vita
piena. La madre ci fa guardare alle famiglie: per questo l’Avvento ci aiuta a
recuperare la dimensione familiare delle nostre relazioni interpersonali. La
madre è colei che accompagna il cammino della santa famiglia, custodendo nel
cuore il mistero dell’amore donato.
1.
VEGLIATE
& Il
testo biblico Lc 21,25-28,34-36
In quel tempo,
Gesù disse ai suoi discepoli: «Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle
stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei
flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l'attesa di ciò che dovrà
accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte.
Allora
vedranno il Figlio dell'uomo venire su una nube con grande potenza e gloria.
Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo,
perché la vostra liberazione è vicina. State attenti a voi stessi, che i vostri
cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e
che quel giorno non vi piombi addosso all'improvviso; come un laccio infatti
esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la
terra. Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a
tutto ciò che sta per accadere, e di comparire davanti al Figlio dell'uomo».
breve
contestualizzazione e spiegazione
- Questo
brano si contestualizza nella predicazione di Gesù a Gerusalemme e precisamente
nel tempio (cf. Lc 20,1-21,38; cf. Mc 11,27-13,37). L’insieme di Lc 20-21 si
suddivide in due sequenze: Lc 20,1-44 (le dispute teologiche); Lc 21,5-36 (la
grande apocalisse). Fermiamo l’attenzione sul testo che concerne il segno
apocalittico delle catastrofi cosmiche (vv. 25-28) e l’invito alla vigilanza
(vv. 34-36).
- Dopo
aver presentato a profezia sulla presa di Gerusalemme (Lc 21,20-22) e il
simbolo delle calamità sul popolo (vv. 23-24), il brano si sofferma sul
carattere «cosmico» della fine. E’ un tema ricorrente nel presentare il motivo
del giudizio secondo l’apocalittica giudaica (cf. Is 13,10; Sal 46,2-3). Com’è
noto il linguaggio apocalittico esprime una serie di immagini che non vanno
interpretate nel senso realistico, ma simbolico. La chiave di lettura del
simbolismo apocalittico è abbastanza conosciuta nelle comunità del tempo. Coloro
che ricevono questo messaggio non devono vivere nel terrore della fine tragica,
ma nell’accoglienza del passaggio a una condizione di vita nuova e finalmente
realizzata in Dio. Pertanto la sottolineatura che si evidenzia in questa pagina
ha un valore pedagogico: spingere il credente a vivere nella vigilanza e
nell’accoglienza del messaggio evangelico della salvezza.
-
Il cuore della riflessione è centrato sul «vedere il Figlio dell’uomo». Si
tratta di un titolo applicato a Gesù che viene assunto dalle visioni
apocalittiche del profeta Daniele (Dn 7,14). Il messaggio che sta alla base
della riflessione è legato alla salvezza. Essere salvati dal Cielo significa
accogliere l’arrivo di Dio che in Cristo Gesù porta a tutti la speranza e la
pace.
Non
è un potente di turno che viene e pretende di salvare l’umanità, ma il «figlio
dell’uomo» che attraversa i Cieli con grande potenza e gloria».
-
Il testo insiste sulla preparazione all’incontro con Dio. Vivere concretamente
la fede significa camminare con un cuore sempre pronto all’incontro. Imparare a
saper aspettare il Suo arrivo senza temere la morte. La narrazione evangeliche
evoca la straordinaria scena di Ez 10 (Dio abbandona il tempio di Gerusalemme
che viene distrutto dai nemici), Ez 11 (Dio si ferma sul monte che è a oriente
della città e d Ez 43 (il ritorno dopo l’esilio).
-
Nella seconda parte del testo i credenti sono invitati al discernimento e alla
vigilanza. Chi desidera incontrare Dio deve essere capace di interpretare i
segni straordinari che vengono presentati come «elementi cosmici» sconvolti.
L’ordine del mondo voluto mediante l’atto creativo di Dio ora è trasformato in
un nuovo ordine che prepara l’azione finale di Cristo e il suo giudizio nella
storia.
- Risollevatevi,
levate il capo…E’ l’invito a un nuovo esodo, un cammino di liberazione che
nasce dal cuore e si apre alla speranza. La dinamica della liberazione, tema
caro al terzo evangelista, ripropone l’idea di vivere il cammino aprendosi alla
speranza di un «mondo nuovo». Nessuno può sfuggire all’incontro finale con il
Dio che viene, espresso mediante l’immagine del «giorno del Signore» (dies Domini)
che sarà il «giorno del giudizio divino» (dies
irae: cf. Sof 3,9-17).
-
L’immagine della «trappola» ricorda il testo di Is 24,17. Essere vigilanti
significa mantenersi pronti vivendo con sobrietà e serenità (cf. 1Ts 5,2-8).
Senza farsi condizionare dal tempo presente,
il credente è chiamato a vivere la responsabilità del Vangelo, nella speranza e
nella pace.
-
Il brano converge sull’ultimo invito: vigilate. E’ la caratteristica che deve
accompagnare il cammino della Chiesa nella storia. Gesù sta pronunciando questo
discorso di fronte al tempio di Gerusalemme, luogo di preghiera e di sacrifici.
La sottolineatura lucana è rappresentata da una «preghiera vigile»: attraverso
la preghiera si troverà la forza per attendere la venuta di Dio e per
accogliere il suo giudizio di misericordia.
-
L’immagine dell’incontro è descritta come un «apparire al cospetto» del Figlio
dell’uomo. Di fronte al suo volto, potremo vedere la nostra storia e lasciarci
illuminare dal suo Amore. Come la sentinella attende l’alba vegliando alle
porte della città, così il credente attende la luce di Dio, vegliando sul
proprio cuore.
Crociata di preghiera (39) - preparare le anime dei figli di Dio per il Nuovo Paradiso e la Mia Seconda Venuta.
La Crociata di Preghiera 39 è ora stata donata a voi in modo che possiate camminare fra tutti i figli di Dio e aiutarli a preparare le loro anime per il Nuovo Paradiso e la Mia Seconda Venuta.
O Gesù, mio amato Salvatore
ti chiedo di ricoprirmi con il Tuo Spirito Santo
in modo che io possa pronunziare con autorità la tua Parola Santissima
per preparare tutti i figli di Dio per la Tua Seconda Venuta.
Ti prego Signore Gesù per tutte le grazie di cui ho bisogno per
poter raggiungere tutte le fedi, i credi e nazionalità ovunque io vada.
Aiutami a parlare con la Tua lingua,
a consolare le povere anime con le Tue labbra
ed ad amare tutte le anime con lo speciale amore divino che si riversa
dal Tuo Sacratissimo Cuore.
Aiutami a salvare le anime cosi vicine al Tuo Cuore,
e permettimi di consolarTi caro Gesù quando le anime perdute continuano
a rifiutare la Tua Misericordia.
Gesù, io sono niente senza di Te ma con il tuo generoso aiuto
combatterò in Tuo nome per aiutare a salvare l’intera umanità.
Amen.
http://messaggidagesucristo.wordpress.com/about/
El
Adviento: Tiempo de Espera
Fuente: Dominicos.org
La palabra adventus significa venida, advenimiento. Proviene del verbo «venir». Es utilizada en el lenguaje pagano para indicar el adventus de la divinidad: su venida periódica y su presencia teofánica en el recinto sagrado del templo. En este sentido, la palabra adventus viene a significar «retorno» y «aniversario». También se utiliza la expresión para designar la entrada triunfal del emperador: Adventus divi. En el lenguaje cristiano primitivo, con la expresión adventus se hace referencia a la última venida del Señor, a su vuelta gloriosa y definitiva. Pero en seguida, al aparecer las fiestas de navidad y epifania, adventus sirvió para significar la venida del Señor en la humildad de nuestra carne. De este modo la venida del Señor en Belén y su última venida se contemplan dentro de una visión unitaria, no como dos venidas distintas, sino como una sola y única venida, desdoblada en etapas distintas. Aun cuando la expresión haga referencia directa a la venida del Señor, con la palabra adventus la liturgia se refiere a un tiempo de preparación que precede a las fiestas de navidad y epifanía. Es curiosa la definición del adviento que nos ofrece en el siglo IX Amalario de Metz: «Praeparatio adventus Domini». En este texto el autor mantiene el doble sentido de la palabra: venida del Señor y preparación a la venida del Señor. Esto indica que el contenido de la fiesta ha servido para designar el tiempo de preparación que la precede.
Adviento y esperanza escatológica
La liturgia del adviento se abre con la monumental visión apocalíptica de los últimos tiempos. De este modo, el adviento rebasa los límites de la pura experiencia cultual e invade la vida entera del cristiano sumergiéndola en un clima de esperanza escatológica. El grito del Bautista: «Preparad los caminos del Señor», adquiere una perspectiva más amplia y existencial, que se traduce en una constante invitación a la vigilancia, porque el Señor vendrá cuando menos lo pensemos. Como las vírgenes de la parábola, es necesario alimentar constantemente las lámparas y estar en vela, porque el esposo se presentará de improviso. La vigilancia se realiza en un clima de fidelidad, de espera ansiosa, de sacrificio. El grito del Apocalipsis: «¡Ven, Señor, Jesús!», recogido también en la Didajé, resume la actitud radical del cristiano ante el retorno del Señor.
En la medida en que nuestra conciencia de pecado es más intensa y nuestros límites e indigencia se hacen más patentes a nuestros ojos, más ferviente es nuestra esperanza y más ansioso se manifiesta nuestro deseo por la vuelta del Señor. Sólo en él está la salvación. Sólo él puede librarnos de nuestra propia miseria. Al mismo tiempo, la seguridad de su venida nos llena de alegría. Por eso la espera del adviento, y en general la esperanza cristiana, está cargada de alegría y de confianza.
El adviento entre el acontecimiento de Cristo y la parusía
La venida de Cristo y su presencia en el mundo es ya un hecho. Cristo sigue presente en la Iglesia y en el mundo, y prolongará su presencia hasta el final de los tiempos. ¿Por qué, pues, esperar y ansiar su venida? Si Cristo está ya presente en medio de nosotros, ¿qué sentido tiene esperar su venida?
Esta reflexión nos sitúa frente a una tremenda paradoja: la presencia y la ausencia de Cristo. Cristo, al mismo tiempo, presente y ausente, posesión y herencia, actualidad de gracia y promesa. El adviento nos sitúa, como dicen los teólogos, entre el «ya» de la encarnación y el «todavía no» de la plenitud escatológica.
Cristo está, sí, presente en medio de nosotros; pero su presencia no es aún total ni definitiva. Hay muchos hombres que no han oído todavía el mensaje del evangelio, que no han reconocido a Jesucristo. El mundo no ha sido todavía reconciliado plenamente con el Padre. En germen, sí, todo ha sido reconciliado con Dios en Cristo, pero la gracia de la reconciliación no baña todavía todas las esferas del mundo y de la historia. Es preciso seguir ansiando la venida del Señor. Su venida en plenitud. Hasta la reconciliación universal, al final de los tiempos, la esperanza del adviento seguirá teniendo un sentido y podremos seguir orando: «Venga a nosotros tu reino».
Lo mismo ocurre a nivel personal. En el hondón más profundo de nuestra vida la luz de Cristo no se ha posesionado todavía de nuestro yo más intimo; de ese yo irrepetible e irrenunciable que sólo nos pertenece a nosotros mismos. Por eso, también desde nuestra hondura personal debemos seguir esperando la venida plena del Señor Jesús.
Fuente: http://www.aciprensa.com/fiestas/Adviento/espera.htm
La palabra adventus significa venida, advenimiento. Proviene del verbo «venir». Es utilizada en el lenguaje pagano para indicar el adventus de la divinidad: su venida periódica y su presencia teofánica en el recinto sagrado del templo. En este sentido, la palabra adventus viene a significar «retorno» y «aniversario». También se utiliza la expresión para designar la entrada triunfal del emperador: Adventus divi. En el lenguaje cristiano primitivo, con la expresión adventus se hace referencia a la última venida del Señor, a su vuelta gloriosa y definitiva. Pero en seguida, al aparecer las fiestas de navidad y epifania, adventus sirvió para significar la venida del Señor en la humildad de nuestra carne. De este modo la venida del Señor en Belén y su última venida se contemplan dentro de una visión unitaria, no como dos venidas distintas, sino como una sola y única venida, desdoblada en etapas distintas. Aun cuando la expresión haga referencia directa a la venida del Señor, con la palabra adventus la liturgia se refiere a un tiempo de preparación que precede a las fiestas de navidad y epifanía. Es curiosa la definición del adviento que nos ofrece en el siglo IX Amalario de Metz: «Praeparatio adventus Domini». En este texto el autor mantiene el doble sentido de la palabra: venida del Señor y preparación a la venida del Señor. Esto indica que el contenido de la fiesta ha servido para designar el tiempo de preparación que la precede.
Adviento y esperanza escatológica
La liturgia del adviento se abre con la monumental visión apocalíptica de los últimos tiempos. De este modo, el adviento rebasa los límites de la pura experiencia cultual e invade la vida entera del cristiano sumergiéndola en un clima de esperanza escatológica. El grito del Bautista: «Preparad los caminos del Señor», adquiere una perspectiva más amplia y existencial, que se traduce en una constante invitación a la vigilancia, porque el Señor vendrá cuando menos lo pensemos. Como las vírgenes de la parábola, es necesario alimentar constantemente las lámparas y estar en vela, porque el esposo se presentará de improviso. La vigilancia se realiza en un clima de fidelidad, de espera ansiosa, de sacrificio. El grito del Apocalipsis: «¡Ven, Señor, Jesús!», recogido también en la Didajé, resume la actitud radical del cristiano ante el retorno del Señor.
En la medida en que nuestra conciencia de pecado es más intensa y nuestros límites e indigencia se hacen más patentes a nuestros ojos, más ferviente es nuestra esperanza y más ansioso se manifiesta nuestro deseo por la vuelta del Señor. Sólo en él está la salvación. Sólo él puede librarnos de nuestra propia miseria. Al mismo tiempo, la seguridad de su venida nos llena de alegría. Por eso la espera del adviento, y en general la esperanza cristiana, está cargada de alegría y de confianza.
El adviento entre el acontecimiento de Cristo y la parusía
La venida de Cristo y su presencia en el mundo es ya un hecho. Cristo sigue presente en la Iglesia y en el mundo, y prolongará su presencia hasta el final de los tiempos. ¿Por qué, pues, esperar y ansiar su venida? Si Cristo está ya presente en medio de nosotros, ¿qué sentido tiene esperar su venida?
Esta reflexión nos sitúa frente a una tremenda paradoja: la presencia y la ausencia de Cristo. Cristo, al mismo tiempo, presente y ausente, posesión y herencia, actualidad de gracia y promesa. El adviento nos sitúa, como dicen los teólogos, entre el «ya» de la encarnación y el «todavía no» de la plenitud escatológica.
Cristo está, sí, presente en medio de nosotros; pero su presencia no es aún total ni definitiva. Hay muchos hombres que no han oído todavía el mensaje del evangelio, que no han reconocido a Jesucristo. El mundo no ha sido todavía reconciliado plenamente con el Padre. En germen, sí, todo ha sido reconciliado con Dios en Cristo, pero la gracia de la reconciliación no baña todavía todas las esferas del mundo y de la historia. Es preciso seguir ansiando la venida del Señor. Su venida en plenitud. Hasta la reconciliación universal, al final de los tiempos, la esperanza del adviento seguirá teniendo un sentido y podremos seguir orando: «Venga a nosotros tu reino».
Lo mismo ocurre a nivel personal. En el hondón más profundo de nuestra vida la luz de Cristo no se ha posesionado todavía de nuestro yo más intimo; de ese yo irrepetible e irrenunciable que sólo nos pertenece a nosotros mismos. Por eso, también desde nuestra hondura personal debemos seguir esperando la venida plena del Señor Jesús.
Fuente: http://www.aciprensa.com/fiestas/Adviento/espera.htm
39 - Para que puedan ayudar preparar almas
Oh Jesús, mi amado Salvador,
yo Te pido que me cubras con Tu Santo Espíritu,
para que así yo pueda hablar con autoridad tu Santísima Palabra,
para preparar a todos los hijos de Dios, para Tu Segunda Venida.
Te suplico, Señor Jesús, por todas las gracias que yo necesito,
para que así yo pueda alcanzar a todas las religiones, credos y nacionalidades, por donde sea que yo vaya.
Ayúdame a hablar con Tu lengua, aliviar a las pobres almas con Tus labios
y amar a todas las almas con especial y divino amor,
el cual brota de Tu Sagrado Corazón.
Ayúdame a salvar las almas muy cercanas a Tu corazón
y permíteme consolarte a Ti, querido Jesús,
cuando las almas continúen rechazando Tu misericordia.
Jesús, yo soy nada sin Ti, pero con Tu generosa ayuda,
yo lucharé en Tu Nombre, para ayudar a salvar a la Humanidad entera. Amén.
Oh Jesús, mi amado Salvador,
yo Te pido que me cubras con Tu Santo Espíritu,
para que así yo pueda hablar con autoridad tu Santísima Palabra,
para preparar a todos los hijos de Dios, para Tu Segunda Venida.
Te suplico, Señor Jesús, por todas las gracias que yo necesito,
para que así yo pueda alcanzar a todas las religiones, credos y nacionalidades, por donde sea que yo vaya.
Ayúdame a hablar con Tu lengua, aliviar a las pobres almas con Tus labios
y amar a todas las almas con especial y divino amor,
el cual brota de Tu Sagrado Corazón.
Ayúdame a salvar las almas muy cercanas a Tu corazón
y permíteme consolarte a Ti, querido Jesús,
cuando las almas continúen rechazando Tu misericordia.
Jesús, yo soy nada sin Ti, pero con Tu generosa ayuda,
yo lucharé en Tu Nombre, para ayudar a salvar a la Humanidad entera. Amén.
Todo huele a navidad, a la preparación de este NIÑO
RispondiEliminaque viene, vino, y vendrá.¡Muy bello Mirta!
Un abrazo.¡Feliz y santo Adviento!
Dios te bendiga.
Hola Mirta, así es el Adviento es tiempo de espera y preparación para recibir al Señor, que siendo tan grande nos dio una gran lección de humildad.
RispondiEliminaTenemos que compartir con los demás, sobre todo al que más lo necesita, amor, compañía, felicidad, etc...
Gracias por la imagen en tu comentario.
Un abrazo
HOLA MIRTA
RispondiEliminaGRACIAS POR VENIR A MI BLOG NIÑA BELLA Y POR DEJARME TU PRECIOSO MENSAJE.
ES TIEMPO DE ESPERA, DE MEDITACIÓN Y DE MIRAR PARA ADENTRO.
UN BESO GRANDE.
mi piace molto l'avvento <3
RispondiEliminaGrazie Mirta per esserci sempre
RispondiEliminaBuon avvento e un bacio
ciao... grazie Mirta per queste bellissime spiegazioni... ciao...un grande abbraccio..luigina
RispondiEliminaHola Mirta: Adviento, tiempo de espera y preparación para recibir a Jesús en nuestro corazón.
RispondiEliminaUn abrazo.
Grazie cari amici! Buon Avvento... che il nostro cuore accolga Gesù bambino!
RispondiEliminaGracias queridos amigos por sus visitas. Qué nuestro corazón acoja con amor a Jesús...