«Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita». Gv 8,12

«Yo soy la luz del mundo. El que me sigue no andará en tinieblas, sino que tendrá la luz de la Vida». Jn 8,12

L'inferno esiste- El infierno existe y es eterno

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sabato 1 dicembre 2012

Avvento: tempo di attesa- Adviento: tiempo de espera










L’avvento è il tempo in cui tutti nella Chiesa ci prepariamo per il Natale. In Attesa della nascita di Gesù, questo tempo deve essere un appello alla preghiera, speranza e vivenza della carità e solidarietà, che va vissuto specialmente in famiglia e con i più bisognosi.

El Adviento es el tiempo en el que todos en la Iglesia nos preparamos para la Navidad. En espera del nacimiento de Jesús, este tiempo debe ser una instancia intensa de oración, esperanza y vivencia de la caridad y solidaridad, que debe ser vivido especialmente en familia y con los más necesitados.




El texto en español está abajo

AVVENTO: TEMPO DI ATTESA


- Il termine latino adventus (da advenio = venire presso) si collega al termine greco parousia, che significa “presenza” o meglio ancora “arrivo”, cioè “presenza iniziata”. E’ noto come questo concetto risalga alle consuetudini antiche. Esso veniva usato normalmente per parlare della presenza/arrivo di un re o di un sovrano per compiere un ‘azione positiva, o in riferimento a Dio che realizza il tempo  della parousia. Avvento significa quindi presenza iniziata, presenza di Dio stesso che viene a salvare l’umanità. L’avvento ci ricorda che l’azione salvifica di Dio nel mondo è “già” incominciata, ma che rimane “ancora” aperta e dinamica fino al suo compimento. Per questo l’Avvento si definisce come un “tempo di attesa”. Pertanto vivere l’Avvento significa imparare la sapienza dell’attesa di Dio che salva. Non c’è modo migliore per dare significato narrativo all’Avvento che presentare i personaggi biblici che vivono l’attesa di Dio.


Giuseppe: lo sposo che attende

Una terza figura è rappresentata da Giuseppe di Nazareth, lo sposo della Vergine Maria. I racconti evangelici riportano la figura di Giuseppe nel contesto della nascita di Gesù e successivamente negli episodi della presentazione al tempio, nella fuga in Egitto e del ritorno a Nazareth. Giuseppe è ancora presente nella scena dello smarrimento e del ritrovamento del bambino dodicenne al tempio di Gerusalemme (cf. i capitoli di Mt 1-2; Lc 1-2). La sua presenza si collega con la “vita nascosta” della santa famiglia a Nazareth (Lc 4,22). Anche se i testi canonici presentano Giuseppe in una posizione discreta, la riflessione biblico-teologica accredita a questa figura una rilevanza notevole. Egli è anzitutto “uomo giusto” (Mt 1,19). Il primo evangelista sceglie questa definizione per collegare il ruolo tipico di Giuseppe alla tradizione antica di coloro che attendevano la venuta del Messia: i giusti di Israele. In Giuseppe possiamo cogliere tutta la storia di un popolo che soffre e che attente pazientemente la salvezza. Egli vive il tormento di una scelta (Mt 1,20), che ha le sue origini nel mistero di Dio. Le parole dell’angelo rivolte a Giuseppe sono eloquenti: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati» (Mt 1,20-21). Per Giuseppe saper attendere significa saper lottare nella fede. L’avvento di Giuseppe diventa esperienza di abbandono fiducioso nella provvidenza, senza cedere alla tentazione di un “fare privato”. Allo stesso tempo Giuseppe è “lo sposo di Maria”. In questa seconda definizione dobbiamo cogliere anche la dimensione affettiva e familiare dell’attesa: attendere la salvezza significa scegliere la via dell’amore e della comunione. Il bene di una famiglia, della Santa Famiglia, supera e comprende anche il bene personale. Nel cuore dello “sposo che attente”, la cui parafrasi è ampiamente testimonianza nelle Scritture di Israele (Dio – sposo; Cantico dei Cantici; ecc.), interpretiamo il valore prezioso di questo tempo di Avvento e di offerta della nostra vita per un “progetto più grande”.


Maria: la madre dell’attesa

Tutti i racconti evangelici culminano con la figura di Maria, la madre del Signore, la “donna dell’Avvento”. Dal “si” dell’annunciazione (Lc 1,28), Maria è proposta come colei che vive in prima persona l’avvento di Dio nel tempo, nella storia e nel proprio cuore. Per questa ragione siamo chiamati a guardare al tempo dell’attesa  “con gli occhi della Vergine”. I verbi che contraddistinguono le azioni di Maria sono diversi e tutti significativi: Maria «si mette in cammino» verso la casa di Zaccaria e «si mette a servizio» di Elisabetta (Lc 1,39-56). Maria è nella scena del Natale come la madre che «contempla» e «custodice nel cuore» gli avvenimenti realizzati da Dio. La Vergine è colei che «offre», insieme a Giuseppe, il bambino al tempio di Gerusalemme (Lc 2,22) e colui che lo cercherà ansiosamente nella Città Santa (Lc 41-50). La madre dell’attesa di Colui che salverà Israele è sicuramente la figura più vicina alle nostre aspettative dell’Avvento. Essa diventa il modello di ogni credente e con la sua semplicità ci permette di entrare nel mistero di Dio che si fa carne e di partecipare alla sua gioia. La madre ci ricorda l’importanza della vita: per questo l’Avvento diventa un annuncio di vita piena. La madre ci fa guardare alle famiglie: per questo l’Avvento ci aiuta a recuperare la dimensione familiare delle nostre relazioni interpersonali. La madre è colei che accompagna il cammino della santa famiglia, custodendo nel cuore il mistero dell’amore donato. 




1. VEGLIATE

&    Il testo biblico Lc 21,25-28,34-36

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l'attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte. 
Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire su una nube con grande potenza e gloria. 
Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina. State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all'improvviso; come un laccio infatti esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere, e di comparire davanti al Figlio dell'uomo».

 breve contestualizzazione e spiegazione

- Questo brano si contestualizza nella predicazione di Gesù a Gerusalemme e precisamente nel tempio (cf. Lc 20,1-21,38; cf. Mc 11,27-13,37). L’insieme di Lc 20-21 si suddivide in due sequenze: Lc 20,1-44 (le dispute teologiche); Lc 21,5-36 (la grande apocalisse). Fermiamo l’attenzione sul testo che concerne il segno apocalittico delle catastrofi cosmiche (vv. 25-28) e l’invito alla vigilanza (vv. 34-36).

- Dopo aver presentato a profezia sulla presa di Gerusalemme (Lc 21,20-22) e il simbolo delle calamità sul popolo (vv. 23-24), il brano si sofferma sul carattere «cosmico» della fine. E’ un tema ricorrente nel presentare il motivo del giudizio secondo l’apocalittica giudaica (cf. Is 13,10; Sal 46,2-3). Com’è noto il linguaggio apocalittico esprime una serie di immagini che non vanno interpretate nel senso realistico, ma simbolico. La chiave di lettura del simbolismo apocalittico è abbastanza conosciuta nelle comunità del tempo. Coloro che ricevono questo messaggio non devono vivere nel terrore della fine tragica, ma nell’accoglienza del passaggio a una condizione di vita nuova e finalmente realizzata in Dio. Pertanto la sottolineatura che si evidenzia in questa pagina ha un valore pedagogico: spingere il credente a vivere nella vigilanza e nell’accoglienza del messaggio evangelico della salvezza.

- Il cuore della riflessione è centrato sul «vedere il Figlio dell’uomo». Si tratta di un titolo applicato a Gesù che viene assunto dalle visioni apocalittiche del profeta Daniele (Dn 7,14). Il messaggio che sta alla base della riflessione è legato alla salvezza. Essere salvati dal Cielo significa accogliere l’arrivo di Dio che in Cristo Gesù porta a tutti la speranza e la pace.
Non è un potente di turno che viene e pretende di salvare l’umanità, ma il «figlio dell’uomo» che attraversa i Cieli con grande potenza e gloria».

- Il testo insiste sulla preparazione all’incontro con Dio. Vivere concretamente la fede significa camminare con un cuore sempre pronto all’incontro. Imparare a saper aspettare il Suo arrivo senza temere la morte. La narrazione evangeliche evoca la straordinaria scena di Ez 10 (Dio abbandona il tempio di Gerusalemme che viene distrutto dai nemici), Ez 11 (Dio si ferma sul monte che è a oriente della città e d Ez 43 (il ritorno dopo l’esilio). 

- Nella seconda parte del testo i credenti sono invitati al discernimento e alla vigilanza. Chi desidera incontrare Dio deve essere capace di interpretare i segni straordinari che vengono presentati come «elementi cosmici» sconvolti. L’ordine del mondo voluto mediante l’atto creativo di Dio ora è trasformato in un nuovo ordine che prepara l’azione finale di Cristo e il suo giudizio nella storia.
- Risollevatevi, levate il capo…E’ l’invito a un nuovo esodo, un cammino di liberazione che nasce dal cuore e si apre alla speranza. La dinamica della liberazione, tema caro al terzo evangelista, ripropone l’idea di vivere il cammino aprendosi alla speranza di un «mondo nuovo». Nessuno può sfuggire all’incontro finale con il Dio che viene, espresso mediante l’immagine del «giorno del Signore» (dies Domini) che sarà il «giorno del giudizio divino» (dies irae: cf. Sof 3,9-17).

- L’immagine della «trappola» ricorda il testo di Is 24,17. Essere vigilanti significa mantenersi pronti vivendo con sobrietà e serenità (cf. 1Ts 5,2-8). Senza farsi condizionare dal tempo presente, il credente è chiamato a vivere la responsabilità del Vangelo, nella speranza e nella pace.

- Il brano converge sull’ultimo invito: vigilate. E’ la caratteristica che deve accompagnare il cammino della Chiesa nella storia. Gesù sta pronunciando questo discorso di fronte al tempio di Gerusalemme, luogo di preghiera e di sacrifici. La sottolineatura lucana è rappresentata da una «preghiera vigile»: attraverso la preghiera si troverà la forza per attendere la venuta di Dio e per accogliere il suo giudizio di misericordia.

- L’immagine dell’incontro è descritta come un «apparire al cospetto» del Figlio dell’uomo. Di fronte al suo volto, potremo vedere la nostra storia e lasciarci illuminare dal suo Amore. Come la sentinella attende l’alba vegliando alle porte della città, così il credente attende la luce di Dio, vegliando sul proprio cuore.
 



Crociata di preghiera (39) - preparare le anime dei figli di Dio per il Nuovo Paradiso e la Mia Seconda Venuta.

La Crociata di Preghiera 39 è ora stata donata a voi in modo che possiate camminare fra tutti i figli di Dio e aiutarli a preparare le loro anime per il Nuovo Paradiso e la Mia Seconda Venuta.

O Gesù, mio amato Salvatore
ti chiedo di ricoprirmi con il Tuo Spirito Santo
in modo che io possa pronunziare con autorità la tua Parola Santissima
per preparare tutti i figli di Dio per la Tua Seconda Venuta.

Ti prego Signore Gesù per tutte le grazie di cui ho bisogno per
poter raggiungere tutte le fedi, i credi e nazionalità ovunque io vada.
Aiutami a parlare con la Tua lingua,
a consolare le povere anime con le Tue labbra
ed ad amare tutte le anime con lo speciale amore divino che si riversa
dal Tuo Sacratissimo Cuore.

Aiutami a salvare le anime cosi vicine al Tuo Cuore,
e permettimi di consolarTi caro Gesù quando le anime perdute continuano
a rifiutare la Tua Misericordia.

Gesù, io sono niente senza di Te ma con il tuo generoso aiuto
combatterò in Tuo nome per aiutare a salvare l’intera umanità.

Amen.

http://messaggidagesucristo.wordpress.com/about/



El Adviento: Tiempo de Espera

Fuente: Dominicos.org
La palabra adventus significa venida, advenimiento. Proviene del verbo «venir». Es utilizada en el lenguaje pagano para indicar el adventus de la divinidad: su venida periódica y su presencia teofánica en el recinto sagrado del templo. En este sentido, la palabra adventus viene a significar «retorno» y «aniversario». También se utiliza la expresión para designar la entrada triunfal del emperador: Adventus divi. En el lenguaje cristiano primitivo, con la expresión adventus se hace referencia a la última venida del Señor, a su vuelta gloriosa y definitiva. Pero en seguida, al aparecer las fiestas de navidad y epifania, adventus sirvió para significar la venida del Señor en la humildad de nuestra carne. De este modo la venida del Señor en Belén y su última venida se contemplan dentro de una visión unitaria, no como dos venidas distintas, sino como una sola y única venida, desdoblada en etapas distintas. Aun cuando la expresión haga referencia directa a la venida del Señor, con la palabra adventus la liturgia se refiere a un tiempo de preparación que precede a las fiestas de navidad y epifanía. Es curiosa la definición del adviento que nos ofrece en el siglo IX Amalario de Metz: «Praeparatio adventus Domini». En este texto el autor mantiene el doble sentido de la palabra: venida del Señor y preparación a la venida del Señor. Esto indica que el contenido de la fiesta ha servido para designar el tiempo de preparación que la precede.

Adviento y esperanza escatológica
 
La liturgia del adviento se abre con la monumental visión apocalíptica de los últimos tiempos. De este modo, el adviento rebasa los límites de la pura experiencia cultual e invade la vida entera del cristiano sumergiéndola en un clima de esperanza escatológica. El grito del Bautista: «Preparad los caminos del Señor», adquiere una perspectiva más amplia y existencial, que se traduce en una constante invitación a la vigilancia, porque el Señor vendrá cuando menos lo pensemos. Como las vírgenes de la parábola, es necesario alimentar constantemente las lámparas y estar en vela, porque el esposo se presentará de improviso. La vigilancia se realiza en un clima de fidelidad, de espera ansiosa, de sacrificio. El grito del Apocalipsis: «¡Ven, Señor, Jesús!», recogido también en la Didajé, resume la actitud radical del cristiano ante el retorno del Señor.
En la medida en que nuestra conciencia de pecado es más intensa y nuestros límites e indigencia se hacen más patentes a nuestros ojos, más ferviente es nuestra esperanza y más ansioso se manifiesta nuestro deseo por la vuelta del Señor. Sólo en él está la salvación. Sólo él puede librarnos de nuestra propia miseria. Al mismo tiempo, la seguridad de su venida nos llena de alegría. Por eso la espera del adviento, y en general la esperanza cristiana, está cargada de alegría y de confianza.

El adviento entre el acontecimiento de Cristo y la parusía
 
La venida de Cristo y su presencia en el mundo es ya un hecho. Cristo sigue presente en la Iglesia y en el mundo, y prolongará su presencia hasta el final de los tiempos. ¿Por qué, pues, esperar y ansiar su venida? Si Cristo está ya presente en medio de nosotros, ¿qué sentido tiene esperar su venida?
Esta reflexión nos sitúa frente a una tremenda paradoja: la presencia y la ausencia de Cristo. Cristo, al mismo tiempo, presente y ausente, posesión y herencia, actualidad de gracia y promesa. El adviento nos sitúa, como dicen los teólogos, entre el «ya» de la encarnación y el «todavía no» de la plenitud escatológica.
Cristo está, sí, presente en medio de nosotros; pero su presencia no es aún total ni definitiva. Hay muchos hombres que no han oído todavía el mensaje del evangelio, que no han reconocido a Jesucristo. El mundo no ha sido todavía reconciliado plenamente con el Padre. En germen, sí, todo ha sido reconciliado con Dios en Cristo, pero la gracia de la reconciliación no baña todavía todas las esferas del mundo y de la historia. Es preciso seguir ansiando la venida del Señor. Su venida en plenitud. Hasta la reconciliación universal, al final de los tiempos, la esperanza del adviento seguirá teniendo un sentido y podremos seguir orando: «Venga a nosotros tu reino».
Lo mismo ocurre a nivel personal. En el hondón más profundo de nuestra vida la luz de Cristo no se ha posesionado todavía de nuestro yo más intimo; de ese yo irrepetible e irrenunciable que sólo nos pertenece a nosotros mismos. Por eso, también desde nuestra hondura personal debemos seguir esperando la venida plena del Señor Jesús.

 Fuente: http://www.aciprensa.com/fiestas/Adviento/espera.htm

39 - Para que puedan ayudar preparar almas

Oh Jesús, mi amado Salvador,
yo Te pido que me cubras con Tu Santo Espíritu,
para que así yo pueda hablar con autoridad tu Santísima Palabra,
para preparar a todos los hijos de Dios, para Tu Segunda Venida.
Te suplico, Señor Jesús, por todas las gracias que yo necesito,
para que así yo pueda alcanzar a todas las religiones, credos y nacionalidades, por donde sea que yo vaya.
Ayúdame a hablar con Tu lengua, aliviar a las pobres almas con Tus labios
y amar a todas las almas con especial y divino amor,
el cual brota de Tu Sagrado Corazón.
Ayúdame a salvar las almas muy cercanas a Tu corazón
y permíteme consolarte a Ti, querido Jesús,
cuando las almas continúen rechazando Tu misericordia.
Jesús, yo soy nada sin Ti, pero con Tu generosa ayuda,
yo lucharé en Tu Nombre, para ayudar a salvar a la Humanidad entera. Amén.









8 commenti:

  1. Todo huele a navidad, a la preparación de este NIÑO
    que viene, vino, y vendrá.¡Muy bello Mirta!
    Un abrazo.¡Feliz y santo Adviento!
    Dios te bendiga.

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  2. Hola Mirta, así es el Adviento es tiempo de espera y preparación para recibir al Señor, que siendo tan grande nos dio una gran lección de humildad.
    Tenemos que compartir con los demás, sobre todo al que más lo necesita, amor, compañía, felicidad, etc...
    Gracias por la imagen en tu comentario.
    Un abrazo

    RispondiElimina
  3. HOLA MIRTA
    GRACIAS POR VENIR A MI BLOG NIÑA BELLA Y POR DEJARME TU PRECIOSO MENSAJE.

    ES TIEMPO DE ESPERA, DE MEDITACIÓN Y DE MIRAR PARA ADENTRO.

    UN BESO GRANDE.

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  4. Grazie Mirta per esserci sempre
    Buon avvento e un bacio

    RispondiElimina
  5. ciao... grazie Mirta per queste bellissime spiegazioni... ciao...un grande abbraccio..luigina

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  6. Hola Mirta: Adviento, tiempo de espera y preparación para recibir a Jesús en nuestro corazón.
    Un abrazo.

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  7. Grazie cari amici! Buon Avvento... che il nostro cuore accolga Gesù bambino!

    Gracias queridos amigos por sus visitas. Qué nuestro corazón acoja con amor a Jesús...

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Grazie per la visita.
Gracias por la visita.

Coroncina alla Divina Misericordia

Coroncina della Divina Misericordia
(Dice Gesù a Santa Faustina Kowalska): “Oh! che grandi grazie concederò alle anime che reciteranno questa coroncina” (Diario, 848). “Con essa otterrai tutto, se quello che chiedi è conforme alla mia volontà”. (Diario, 1731). “Recita continuamente la coroncina che ti ho insegnato. Chiunque la reciterà, otterrà tanta Misericordia nell’ora della morte. ” Gesù ha raccomandato di recitare la coroncina a qualsiasi ora ma in particolare nell'ora della propria morte, ossia le 3 del pomeriggio, che Lui stesso ha chiamato un'ora di grande misericordia per il mondo intero. "In quell'ora dice Gesù non rifiuterò nulla all'anima che Mi prega per la Mia Passione" (Diario, 687)..

Coronilla de la Divina Misericordia

Coronilla de la Divina Misericordia
(Dice Gesù a Santa Faustina Kowalska)“Por el rezo de este Rosario, me complace dar todo lo que me pidan. Quien lo rece, alcanzará gran Misericordia en la hora de su muerte. Aunque sea un pecador empedernido, si reza este Rosario, aunque sea una sola vez, logrará la gracia de mi infinita Misericordia”.“Si se reza este Rosario delante de los moribundos, se calma la ira de Dios, y su insondable Misericordia se apodera de su alma. Cuando recen este Rosario al lado del moribundo, me pondré entre el Padre y el alma moribunda, no como justo Juez, sino como Redentor Misericordioso”.

"Se stai cercando Dio e non sai da che parte cominciare, impara a pregare e assumiti l'impegno di farlo ogni giorno..."(Teresa di Calcutta)

Si estás buscando a Dios y no sabes como empezar, aprende a rezar, asume el compromiso de hacerlo cada día...(Teresa de Calcuta)

Apparizioni di Garabandal: Un avviso, un miracolo, un castigo (clic sull'immagine)

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