«Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita». Gv 8,12

«Yo soy la luz del mundo. El que me sigue no andará en tinieblas, sino que tendrá la luz de la Vida». Jn 8,12

L'inferno esiste- El infierno existe y es eterno

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giovedì 15 novembre 2012

Accidia, la fatica di vivere- Acedia, fatiga de vivir





Accidia

L'Accidia o acedia (dal greco ἀκηδία, akēdía, "noncuranza", composto di α privativa e κῆδος, kêdŏs, "cura") è la trascuratezza nell'operare il bene, il "fastidio o tedio del ben fare", la "negligenza per ciò che riguarda le cose di Dio e dell'anima"; con un termine più comune è detta pigrizia, rispetto alla quale però aggiunge una sfumatura di indifferenza e di negazione di qualunque idealità

È l'ultimo dei sette vizi capitali.

L'accidia è il vizio opposto allo zelo e all'alacrità spirituale. Il Catechismo della Chiesa Cattolica la enumera tra i peccati contro l'amore di Dio:
« L'accidia o pigrizia spirituale giunge a rifiutare la gioia che viene da Dio e a provare repulsione per il bene divino. »
   
          
Nella Bibbia

Mal 3,14 riporta un tipico ragionamento accidioso.

L'accidia può essere rinvenuta nel racconto del Getsemani, dove Gesù si lamenta del sonno dei suoi discepoli: "Lo spirito è pronto, ma la carne è debole" (Mt 26,41)

Nella tradizione della Chiesa

Il primo a parlare dell'acedia è Origene, che la indica come la tentazione subita da Gesù nel deserto, e la descrive come assopimento, intontimento, perdita di vigilanza.

Poco più tardi Evagrio la identifica e la descrive tra le otto passioni e tentazioni contro le quali il monaco deve lottare: essa è una dominante, una suggestione efficace, un "demonio" che assale l'uomo di Dio tentando di invaderne la persona, fino ad offuscarne lo sguardo del cuore, fino alla depressione. Lo stesso Evagrio, riprendendo un'esegesi rabbinica al Sal 91[90],6, definisce questa tentazione "demone meridiano", perché è proprio verso mezzogiorno - ora che nel deserto è particolarmente calda, afosa, ora in cui il peso del digiuno si fa sentire - che affiora nel cuore del monaco la domanda ossessiva: "Ma vale la pena? A che serve tanta fatica? Chi me lo fa fare?".


Nel mondo d'oggi

La tentazione dell'accidia, pur essendo sempre esistita, forse oggi si fa più frequente e intensa, soprattutto nel mondo occidentale là dove non si è più assillati dalla fame e dalla lotta quotidiana per la sopravvivenza, ecco aprirsi lo spazio per desideri e bisogni che vanno al di là di quelli primari e che, proprio per questo, hanno in sé una vena di insaziabilità.

Si ipotizzache siano in relazione con essa vari fenomeni odierni:

    l'aumento dei suicidi in tutte le fasce di età;
    la rivendicazione sempre più insistente ed esplicita di essere aiutati a morire senza sofferenza;
    la rimozione della morte per l'insostenibile pesantezza della sua realtà.



Approfondimento

L'accidia può essere considerata sotto due aspetti: come passione o come vizio o peccato:

    Come passione, l'accidia è manifestazione di tristezza e di sconforto di fronte allo sforzo che è necessario per sostenere qualsiasi genere di attività; in quanto tale è sperimentata da tutti, anche se con diverse gradazioni.
    Come peccato, San Tommaso d'Aquino la definisce "un rincrescimento del bene spirituale, in quanto questo è un bene divino"[5], cioè una tristezza che nasce a motivo del dover mettere in pratica ciò che riguarda il servizio di Dio.

Parlando delle tentazioni nella preghiera, il Catechismo della Chiesa Cattolica insegna che la presunzione ha come conseguenza l'accidia, e spiega:
« Con questo termine i Padri della vita spirituale intendono una forma di depressione dovuta al rilassamento dell'ascesi, ad un venire meno della vigilanza, alla mancata custodia del cuore. »
2733 Un'altra tentazione, alla quale la presunzione apre la porta, è l'accidia. Con questo termine i Padri della vita spirituale intendono una forma di depressione dovuta al rilassamento dell'ascesi, ad un venire meno della vigilanza, alla mancata custodia del cuore. « Lo spirito è pronto, ma la carne è debole » (Mt 26,41). Quanto più si cade dall'alto, tanto più ci si fa male. Lo scoraggiamento, doloroso, è l'opposto della presunzione. L'umile non si stupisce della propria miseria; essa lo conduce ad una maggior fiducia, a rimanere saldo nella costanza. (Catechismo della Chiesa Cattolica)




Crociata di Preghiera (45) – Preghiera per vincere i pensieri negativi
Oh Gesù, so poco di Te.
Ma Ti prego, aiutami ad aprire il mio cuore per permetterTi di entrare nella mia anima in modo che Tu possa guarirmi, confortarmi e riempirmi con la Tua pace.
Aiutami a provare gioia, vincere tutti i pensieri negativi e imparare il modo di capire come farti piacere, in modo che io possa entrare nel Tuo Nuovo Paradiso dove potrò vivere una vita di amore, di gioia e meraviglia con Te nei secoli dei secoli.
Amen.








 ¿Qué es la acedia? Definiciones

 Una primera idea de lo que es la Acedia nos la dan las definiciones, aunque ellas solas no sean suficientes para un conocimiento cabal de su realidad.

 El Catecismo de la Iglesia Católica (=CIC) la nombra - acentuando la í: acedía - entre los pecados contra el Amor a Dios. Esos pecados contra la Caridad que enumera el Catecismo son:

la indiferencia
la ingratitud
la tibieza
la acedía
el odio a Dios

El Catecismo la define así: "La acedía o pereza espiritual llega a rechazar el gozo que viene de Dios y a sentir horror por el bien divino" (CIC 2094). Nuevamente, en otro lugar, tratando de la oración, la enumera entre las tentaciones del orante: "otra tentación a la que abre la puerta la presunción, es la acedía. Los Padres espirituales entienden por ella una forma de aspereza o desabrimiento debidos a la pereza, al relajamiento de la ascesis, al descuido de la vigilancia, a la negligencia del corazón. `El espíritu está pronto pero la carne es débil´ (Mateo 26,41)" (CIC 2733)

 Por la naturaleza de la obra, el Catecismo no entra en detalles acerca de la conexión que tienen entre sí estos cinco pecados contra la Caridad. En realidad puede decirse que son uno solo: acedia, en diferentes formas. La indiferencia, la ingratitud y la tibieza son otras tantas formas de la acedia.

 En cuanto al odio a Dios no es sino su culminación y última consecuencia. De ahí que por ser fuente, causa y cabeza de los otros cuatro, amén de muchos otros, la acedia sea considerada pecado capital, y no así los demás. Y aunque el odio a Dios sea el mayor de estos y de todos los demás pecados, no se lo considera pecado capital, porque no es lo primero que se verifica en la destrucción de la virtud sino lo último, y no es causa sino consecuencia de los demás pecados.


1.2.) Tristeza, envidia y acedia.

 El Catecismo relaciona la acedia con la pereza. No se detiene a señalar su relación con la envidia y la tristeza. Sin embargo, la acedia es propiamente una especie o una forma particular de la envidia. En efecto, Santo Tomás de Aquino, que considera a la acedia como pecado capital, la define como: tristeza por el bien divino del que goza la caridad. Y en otro lugar señala sus causas y efectos: es una forma de la tristeza que hace al hombre tardo para los actos espirituales que ocasionan fatiga física.

 La acedia se define acertadamente, por lo tanto, como perteneciente al género de las tristezas y como una especie de la envidia. ¿Qué la distingue de la envidia en general? Su objeto. El objeto de la acedia no es - como el de la envidia - cualquier bien genérico de la creatura, sino el bien del que se goza la caridad. O sea el bien divino: Dios y los demás bienes relacionados con Él.

  Secundaria y derivadamente, la acedia se presenta, en la práctica, como una pereza para las cosas relativas a Dios y a la salvación, a la fe y demás virtudes teologales. Por lo cual, acertadamente, el catecismo la propone, a los fines prácticos, como pereza. (Sobre la tradición monástica y patrística, y las dos líneas de interpretación de la acedia como pereza o como tristeza, ver G. BARDY, Art.: Acedia, en Dictionnaire de Spiritualité. Ascétique et Mystique T.I, cols 166-169; también B. HONINGS, Art.: Acedia, en Diccionario de Espiritualidad Dirigido por Ermanno Ancilli, Herder, Barcelona 1983, T.I, Cols. 24-27 que concuerda con Bardy. Sobre la Acedia Monástica volveremos en 5. y sobre Acedia y Pereza en 7.1.)

1.4.) Acedia, acidez, impiedad.

 El nombre de la acedia es figurado y metafórico. Encierra un cierto simbolismo que también, a modo de definición, ilustra acerca de su naturaleza. La palabra castellana es heredera de un rico contenido etimológico que orienta para comprender mejor su sentido.

 Las palabras latinas acer, acris, acre, aceo, acetum, acerbum, portan los sentidos de tristeza, amargura, acidez y otras sensaciones fuertes de los sentidos y del espíritu. Los estados de ánimo así nombrados son opuestos al gozo, y las sensaciones aludidas son opuestas a la dulzura.




 La raíz griega de donde derivan los términos latinos es kedeia: "Akedeia - ha observado un reseñista de la primera edición de esta obra - es falta de cuidado, negligencia, indiferencia, y akedia descuido, negligencia, indiferencia, tristeza, pesar. Se refiere de modo particular - en los griegos - al descuido de los muertos, insepultos, por lo cual no tenían descanso. Es una negación de la kedeia, alianza, parentesco; funeral, honras fúnebres. Es decir, son los cuidados que brotan de la alianza, del parentesco, de la afinidad que brota de la alianza matrimonial. Todo esto tiene grandes resonancias con la relación nueva de parentesco con Dios que brota de la alianza - el Goel, que ha estudiado Bojorge, de la alianza nupcial que se sella con la encarnación del Verbo y su muerte y resurrección, de la caridad como amistad con Dios, que se funda en la communicatio del hombre y Dios y de la societas, la unión que Dios nos dio con su hijo. El gozo de esta kedéia es la caridad y mueve toda la vida desde tal relación nueva con Dios. Lo persigue y destruye la acedia, en los hombres y en la sociedad."

 Como puede verse los opuestos griegos kedeia-akedeia recubren una área semejante a los pietas-impietas latino, y a nuestro piedad-impiedad. La acedia - ya se verá - es opuesta y combate las manifestaciones de la piedad religiosa. Según la etimología latina acedia tiene que ver con acidez. Es la acidez que resulta del avinagramiento de lo dulce. Es decir, de la dulzura del Amor divino. Es la dulzura de la caridad, la que, agriada, da lugar a la acedia. Ella se opone al gozo de la caridad como por fermentación, por descomposición y transformación en lo opuesto. A la atracción de lo dulce, se opone la repugnancia por lo agriado.

 Podría calificársela, igualmente y con igual propiedad, de enfriamiento o entibiamiento. Como se dice en el Apocalipsis acerca del extinguido primitivo fervor de la comunidad eclesial: "tengo contra ti que has perdido tu amor de antes" (Apoc. 2,4); "puesto que no eres frío ni caliente, voy a vomitarte de mi boca" (Apoc. 3,16).

 La relación simbólica entre lo ácido y lo frío era de recibo en la antigüedad. En la antigua ciencia química y medicinal se consideraba que "las cosas ácidas son frías". La acedia puede describirse, por lo tanto, ya sea como un avinagramiento o agriamiento de la dulzura, ya sea como un enfriamiento del fervor de la Caridad. Por eso no ha de extrañar que haya autores que hayan preferido referirse a la acedia en términos de tibieza.

 Con esto hemos avanzado un paso más hacia la comprensión de este vicio capital. Como decadencia de un estado mejor, esta pérdida del gozo, de la dulzura y del fervor, y su transformación en tristeza, avinagramiento o frialdad ante los bienes divinos o espirituales, parece emparentar con la apostasía o conducir a ella. Es, en muchos casos, un apartarse de lo que antes se gustó y apreció, porque ahora, eso mismo, disgusta, entristece o irrita. En este sentido, se puede decir que la acedia supone una cierta ruptura entre el antes y el ahora de la persona agriada y ácida. O una ruptura entre su estado ideal y su estado decaído.


 1.5.) Sus efectos.

 Al atacar la vitalidad de las relaciones con Dios, la acedia conlleva consecuencias desastrosas para toda la vida moral y espiritual. Disipa el tesoro de todas las virtudes. La acedia se opone directamente a la caridad, pero también a la esperanza, a la fortaleza, a la sabiduría y sobre todo a la religión, a la devoción, al fervor, al amor de Dios y a su gozo. Sus consecuencias se ilustran claramente por sus efectos o, para usar la denominación de la teología medieval, por sus hijas: la disipación, o sea un vagabundeo ilícito del espíritu, la pusilanimidad, el torpor, el rencor, la malicia, o sea, el odio a los bienes espirituales y la desesperación. Esta corrupción de la piedad teologal, da lugar a la corrupción de todas las formas de la piedad moral. También origina males en la vida social y la convivencia, como es la detracción de los buenos, la murmuración, la descalificación por medio de burlas, críticas y hasta de calumnias.


Rezamos:
45 - Para vencer los pensamientos negativos
Oh Jesús yo conozco muy poco de Ti.
Pero por favor, ayúdame a abrir mi corazón para permitirte a Ti venir dentro de mi alma, para que así puedas sanarme, consolarme y llenarme con Tu paz.
Ayúdame a sentir alegría, a conquistar todos los pensamientos negativos y aprender la manera para hacerme entender, cómo complacerte, para que así yo pueda entrar en Tu Nuevo Paraíso, en donde pueda vivir una vida de amor, alegría y maravilla contigo, por los siglos de los siglos. Amén.





14 commenti:

  1. Cara Mirta io rispondo in poche parole...
    Vivere non è fatica quando si accetta quello che Dio ci ha dato! bisogna saperlo accettare.
    Tomaso

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  2. Hoy me entere de una palabra muy interesante, Acedia: "disipa el tesoro de todas las virtudes". Es un sentimiento bastante desagradable, que trae mucha amargura, como dice don Tomaso, hay que aceptar lo que viene serenamente.
    Un beso.

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  3. Leggere ciò che magari uno sa, ma non così approfonditamente, fa sempre bene: è un monito a non lasciarsi andare e ad essere vigili.

    Un bacio!

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  4. Cara Mirta, l'accidia è davvero il più grande dei mali perché con essa getti via il dono della vita.

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  5. Mi è sparito commento!
    Dicevo che l'accidia è il peggiore dei mali perché con essa getti via il dono della vita.

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    1. Grazie carissima Ambra sono qua i commenti... Un abbraccio!! ♥♥♥

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  6. Un peccato più frequente di quanto sembri!
    Un abbraccio forte e buona domenica!

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  7. Grazie!ed un grande augurio di buona domenica.
    Costantino.

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  8. l'accidia é un diffuso e non riconosciuto peccato molto presente oggi

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  9. Mirta que post tan increible y tu oracion,la hice con todo mi corazon....AMEN,Que bella!!!

    Un beso,mil gracias por tus bellos detalles.
    Bendiciones.

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  10. Ciao, Buon giorno!
    Mirta!
    Va bene?
    Linda distacco!
    Come cristiani, sappiamo che i nostri sforzi saranno ricompensati dal Signore se siamo diligenti e perseverante ..
    Grazie per la cura del messaggio sul mio blog!
    Gran Domenica!
    Baci.

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  11. Buona domenica. Mirta!
    ….(¯`v´¯)……(¯`v´¯)
    …(¯`(●)´¯)….(¯`(●)´¯)
    …..(_.^._)……(_.^._)
    …….I/ ¸.ª………..I/ ¸.ª
    ….“ªI ¸.ª“…….“ªI ¸.ª“˜
    …..I/ ¸…(¯`v´¯).I/ ¸.ª¨…(¯`v´¯)
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  12. Grazie della vostra visita!! Un carissimo saluto!!

    Gracias por sus visitas| Un gran saludo!!

    RispondiElimina


Grazie per la visita.
Gracias por la visita.

Coroncina alla Divina Misericordia

Coroncina della Divina Misericordia
(Dice Gesù a Santa Faustina Kowalska): “Oh! che grandi grazie concederò alle anime che reciteranno questa coroncina” (Diario, 848). “Con essa otterrai tutto, se quello che chiedi è conforme alla mia volontà”. (Diario, 1731). “Recita continuamente la coroncina che ti ho insegnato. Chiunque la reciterà, otterrà tanta Misericordia nell’ora della morte. ” Gesù ha raccomandato di recitare la coroncina a qualsiasi ora ma in particolare nell'ora della propria morte, ossia le 3 del pomeriggio, che Lui stesso ha chiamato un'ora di grande misericordia per il mondo intero. "In quell'ora dice Gesù non rifiuterò nulla all'anima che Mi prega per la Mia Passione" (Diario, 687)..

Coronilla de la Divina Misericordia

Coronilla de la Divina Misericordia
(Dice Gesù a Santa Faustina Kowalska)“Por el rezo de este Rosario, me complace dar todo lo que me pidan. Quien lo rece, alcanzará gran Misericordia en la hora de su muerte. Aunque sea un pecador empedernido, si reza este Rosario, aunque sea una sola vez, logrará la gracia de mi infinita Misericordia”.“Si se reza este Rosario delante de los moribundos, se calma la ira de Dios, y su insondable Misericordia se apodera de su alma. Cuando recen este Rosario al lado del moribundo, me pondré entre el Padre y el alma moribunda, no como justo Juez, sino como Redentor Misericordioso”.

"Se stai cercando Dio e non sai da che parte cominciare, impara a pregare e assumiti l'impegno di farlo ogni giorno..."(Teresa di Calcutta)

Si estás buscando a Dios y no sabes como empezar, aprende a rezar, asume el compromiso de hacerlo cada día...(Teresa de Calcuta)

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