«Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita». Gv 8,12

«Yo soy la luz del mundo. El que me sigue no andará en tinieblas, sino que tendrá la luz de la Vida». Jn 8,12

L'inferno esiste- El infierno existe y es eterno

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mercoledì 23 febbraio 2011

Catechismo della Chiesa Cattolica (1): L'uomo è "capace" di Dio

Care amiche e cari amici,
Ho pensato di proporre nel blog una rubrica in cui si esponga il Catechismo della Chiesa Cattolica, penso che se leggiamo un breve brano ogni volta, ci possa aiutare a trovare risposte a tanti interrogativi che ci facciamo.
Ecco il primo paragrafo, che ci spiega se la nostra ragione è capace di conoscere Dio.
(La entrada en español es la que figura inmediatamente debajo de ésta)





CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA
PARTE PRIMA
LA PROFESSIONE DELLA FEDE

SEZIONE PRIMA
«IO CREDO» - «NOI CREDIAMO»



26 Quando professiamo la nostra fede, cominciamo dicendo: « Io credo » oppure: « Noi crediamo ». Perciò, prima di esporre la fede della Chiesa, così come è confessata nel Credo, celebrata nella liturgia, vissuta nella pratica dei comandamenti e nella preghiera, ci domandiamo che cosa significa « credere ». La fede è la risposta dell'uomo a Dio che gli si rivela e gli si dona, apportando nello stesso tempo una luce sovrabbondante all'uomo in cerca del senso ultimo della vita. Prendiamo anzitutto in considerazione questa ricerca dell'uomo (capitolo primo), poi la rivelazione divina attraverso la quale Dio si manifesta all'uomo (capitolo secondo), infine la risposta della fede (capitolo terzo).

I. Il desiderio di Dio

27 Il desiderio di Dio è inscritto nel cuore dell'uomo, perché l'uomo è stato creato da Dio e per Dio; e Dio non cessa di attirare a sé l'uomo e soltanto in Dio l'uomo troverà la verità e la felicità che cerca senza posa:
« La ragione più alta della dignità dell'uomo consiste nella sua vocazione alla comunione con Dio. Fin dal suo nascere l'uomo è invitato al dialogo con Dio: non esiste, infatti, se non perché, creato per amore da Dio, da lui sempre per amore è conservato, né vive pienamente secondo verità se non lo riconosce liberamente e non si affida al suo Creatore ».29

28 Nel corso della loro storia, e fino ai giorni nostri, la ricerca di Dio da parte degli uomini si è espressa in molteplici modi, attraverso le loro credenze ed i loro comportamenti religiosi (preghiere, sacrifici, culti, meditazioni, ecc). Malgrado le ambiguità che possono presentare, tali forme d'espressione sono così universali che l'uomo può essere definito un essere religioso:
Dio « creò da uno solo tutte le nazioni degli uomini, perché abitassero su tutta la faccia della terra. Per essi ha stabilito l'ordine dei tempi e i confini del loro spazio, perché cercassero Dio, se mai arrivino a trovarlo andando come a tentoni, benché non sia lontano da ciascuno di noi. In lui infatti viviamo, ci muoviamo ed esistiamo » (At 17,26-28).

29 Ma questo « intimo e vitale legame con Dio »30 può essere dimenticato, misconosciuto e perfino esplicitamente rifiutato dall'uomo. 
Tali atteggiamenti possono avere origini assai diverse:31 la ribellione contro la presenza del male nel mondo, l'ignoranza o l'indifferenza religiosa, le preoccupazioni del mondo e delle ricchezze,32 il cattivo esempio dei credenti, le correnti di pensiero ostili alla religione, e infine la tendenza dell'uomo peccatore a nascondersi, per paura, davanti a Dio33 e a fuggire davanti alla sua chiamata.34

30 « Gioisca il cuore di chi cerca il Signore » (Sal 105,3). Se l'uomo può dimenticare o rifiutare Dio, Dio però non si stanca di chiamare ogni uomo a cercarlo perché viva e trovi la felicità. Ma tale ricerca esige dall'uomo tutto lo sforzo della sua intelligenza, la rettitudine della sua volontà, « un cuore retto » ed anche la testimonianza di altri che lo guidino nella ricerca di Dio.
« Tu sei grande, Signore, e ben degno di lode; grande è la tua potenza e la tua sapienza incalcolabile. E l'uomo vuole lodarti, una particella del tuo creato che si porta attorno il suo destino mortale, che si porta attorno la prova del suo peccato e la prova che tu resisti ai superbi. Eppure l'uomo, una particella del tuo creato, vuole lodarti. Sei tu che lo stimoli a dilettarsi delle tue lodi, perché ci hai fatti per te e il nostro cuore non ha posa finché non riposa in te ».35

II. Le vie che portano alla conoscenza di Dio
31 Creato a immagine di Dio, chiamato a conoscere e ad amare Dio, l'uomo che cerca Dio scopre alcune « vie » per arrivare alla conoscenza di Dio. Vengono anche chiamate « prove dell'esistenza di Dio », non nel senso delle prove ricercate nel campo delle scienze naturali, ma nel senso di « argomenti convergenti e convincenti » che permettono di raggiungere vere certezze.
Queste « vie » per avvicinarsi a Dio hanno come punto di partenza la creazione: il mondo materiale e la persona umana.

32 Il mondo: partendo dal movimento e dal divenire, dalla contingenza, dall'ordine e dalla bellezza del mondo si può giungere a conoscere Dio come origine e fine dell'universo.
San Paolo riguardo ai pagani afferma: « Ciò che di Dio si può conoscere è loro manifesto; Dio stesso lo ha loro manifestato. Infatti, dalla creazione del mondo in poi, le sue perfezioni invisibili possono essere contemplate con l'intelletto nelle opere da lui compiute, come la sua eterna potenza e divinità » (Rm 1,19-20).36
E sant'Agostino dice: « Interroga la bellezza della terra, del mare, dell'aria rarefatta e dovunque espansa; interroga la bellezza del cielo, [...] interroga tutte queste realtà. Tutte ti risponderanno: guardaci pure e osserva come siamo belle. La loro bellezza è come un loro inno di lode ["confessio"]. Ora, queste creature, così belle ma pur mutevoli, chi le ha fatte se non uno che è bello ["Pulcher"] in modo immutabile? ».37

33 L'uomo: con la sua apertura alla verità e alla bellezza, con il suo senso del bene morale, con la sua libertà e la voce della coscienza, con la sua aspirazione all'infinito e alla felicità, l'uomo si interroga sull'esistenza di Dio. In queste aperture egli percepisce segni della propria anima spirituale. « Germe dell'eternità che porta in sé, irriducibile alla sola materia »,38 la sua anima non può avere la propria origine che in Dio solo.

34 Il mondo e l'uomo attestano che essi non hanno in se stessi né il loro primo principio né il loro fine ultimo, ma che partecipano di quell'« Essere » che è in sé senza origine né fine. Così, attraverso queste diverse « vie », l'uomo può giungere alla conoscenza dell'esistenza di una realtà che è la causa prima e il fine ultimo di tutto e « che tutti chiamano Dio ».39

35 L'uomo ha facoltà che lo rendono capace di conoscere l'esistenza di un Dio personale. Ma perché l'uomo possa entrare nella sua intimità, Dio ha voluto rivelarsi a lui e donargli la grazia di poter accogliere questa rivelazione nella fede. Tuttavia, le prove dell'esistenza di Dio possono disporre alla fede ed aiutare a constatare che questa non si oppone alla ragione umana.


36 « La santa Chiesa, nostra Madre, sostiene e insegna che Dio, principio e fine di tutte le cose, può essere conosciuto con certezza con il lume naturale della ragione umana partendo dalle cose create ».40 Senza questa capacità, l'uomo non potrebbe accogliere la rivelazione di Dio. L'uomo ha questa capacità perché è creato « a immagine di Dio » (Gn 1,27).

37 Tuttavia, nelle condizioni storiche in cui si trova, l'uomo incontra molte difficoltà per conoscere Dio con la sola luce della ragione.
« Infatti, sebbene la ragione umana, per dirla semplicemente, con le sole sue forze e la sua luce naturale possa realmente pervenire ad una conoscenza vera e certa di un Dio personale, il quale con la sua provvidenza si prende cura del mondo e lo governa, come pure di una legge naturale inscritta dal Creatore nelle nostre anime, tuttavia la stessa ragione incontra non poche difficoltà ad usare efficacemente e con frutto questa sua capacità naturale. Infatti le verità che concernono Dio e riguardano i rapporti che intercorrono tra gli uomini e Dio trascendono assolutamente l'ordine delle cose sensibili, e, quando devono tradursi in azioni e informare la vita, esigono devoto assenso e la rinuncia a se stessi. Lo spirito umano, infatti, nella ricerca intorno a tali verità, viene a trovarsi in difficoltà sotto l'influsso dei sensi e dell'immaginazione ed anche a causa delle tendenze malsane nate dal peccato originale. Da ciò consegue che gli uomini facilmente si persuadono, in tali argomenti, che è falso o quanto meno dubbio ciò che essi non vorrebbero che fosse vero ».41

38 Per questo l'uomo ha bisogno di essere illuminato dalla rivelazione di Dio, non solamente su ciò che supera la sua comprensione, ma anche sulle « verità religiose e morali che, di per sé, non sono inaccessibili alla ragione, affinché nella presente condizione del genere umano possano essere conosciute da tutti senza difficoltà, con ferma certezza e senza mescolanza d'errore ».42


39 Nel sostenere la capacità che la ragione umana ha di conoscere Dio, la Chiesa esprime la sua fiducia nella possibilità di parlare di Dio a tutti gli uomini e con tutti gli uomini. Questa convinzione sta alla base del suo dialogo con le altre religioni, con la filosofia e le scienze, come pure con i non credenti e gli atei.

40 Essendo la nostra conoscenza di Dio limitata, lo è anche il nostro linguaggio su Dio. Non possiamo parlare di Dio che a partire dalle creature e secondo il nostro modo umano, limitato, di conoscere e di pensare.

41 Le creature hanno tutte una certa somiglianza con Dio, in modo particolarissimo l'uomo creato a immagine e somiglianza di Dio. Le molteplici perfezioni delle creature (la loro verità, bontà, bellezza) riflettono dunque la perfezione infinita di Dio. Di conseguenza, noi possiamo parlare di Dio a partire dalle perfezioni delle sue creature, « difatti dalla grandezza e bellezza delle creature per analogia si conosce l'autore » (Sap 13,5).

42 Dio trascende ogni creatura. Occorre dunque purificare continuamente il nostro linguaggio da ciò che ha di limitato, di immaginoso, di imperfetto per non confondere il Dio « ineffabile, incomprensibile, invisibile, inafferrabile »43 con le nostre rappresentazioni umane. Le parole umane restano sempre al di qua del mistero di Dio.

43 Parlando così di Dio, il nostro linguaggio certo si esprime alla maniera umana, ma raggiunge realmente Dio stesso, senza tuttavia poterlo esprimere nella sua infinita semplicità. Ci si deve infatti ricordare che « non si può rilevare una qualche somiglianza tra Creatore e creatura senza che si debba notare tra di loro una dissomiglianza ancora maggiore »,44 e che « noi non possiamo cogliere di Dio ciò che egli è, ma solamente ciò che egli non è, e come gli altri esseri si pongano in rapporto a lui ».45


44 L'uomo è per natura e per vocazione un essere religioso. Poiché viene da Dio e va a Dio, l'uomo non vive una vita pienamente umana, se non vive liberamente il suo rapporto con Dio.
45 L'uomo è creato per vivere in comunione con Dio, nel quale trova la propria felicità: «Quando mi sarò unito a te con tutto me stesso, non esisterà per me dolore e pena. Sarà vera vita la mia, tutta piena di te ».46
46 Quando ascolta il messaggio delle creature e la voce della propria coscienza, l'uomo può raggiungere la certezza dell'esistenza di Dio, causa e fine di tutto.
47 La Chiesa insegna che il Dio unico e vero, nostro Creatore e Signore, può essere conosciuto con certezza attraverso le sue opere, grazie alla luce naturale della ragione umana.47
48 Partendo dalle molteplici perfezioni delle creature, similitudini del Dio infinitamente perfetto, possiamo realmente parlare di Dio, anche se il nostro linguaggio limitato non ne esaurisce il mistero.
49 « La creatura senza il Creatore svanisce ».48 Ecco perché i credenti sanno di essere spinti dall'amore di Cristo a portare la luce del Dio vivente a coloro che lo ignorano o lo rifiutano.

Fonte http://www.vatican.va/archive/catechism_it/p1s1c1_it.htm#I.%20Il%20desiderio%20di%20Dio


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(29) Concilio Vaticano II, Cost. past. Gaudium et spes, 19: AAS 58 (1966) 1038-1039.
(30) Concilio Vaticano II, Cost. past. Gaudium et spes, 19: AAS 58 (1966) 1039.
(31) Cf Concilio Vaticano II, Cost. past. Gaudium et spes, 19-21: AAS 58 (1966) 1038-1042.
(32) Cf Mt 13,22.
(33) Cf Gn 3,8-10.
(34) Cf Gio 1,3.
(35) Sant'Agostino, Confessiones, 1, 1, 1: CCL 27, 1 (PL 32, 659-661).
(36) Cf At 14,15-17; 17,27-28; Sap 13,1-9.
(37) Sant'Agostino, Sermo 241, 2: PL 38, 1134.
(38) Concilio Vaticano II, Cost. past. Gaudium et spes, 18: AAS 58 (1966) 1038; cf Ibid., 14: AAS 58 (1966) 1036.
(39) San Tommaso d'Aquino, Summa theologiae, I, q. 2, a. 3, c: Ed. Leon. 4, 31.
(40) Concilio Vaticano I, Cost. dogm. Dei Filius, c. 2: DS 3004; cf Ibid., De Revelatione, canone 2: DS 3026; Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Dei Verbum, 6: AAS 58 (1966) 819.
(41) Pio XII, Lett. enc. Humani generis: DS 3875.
(42) Ibid.: DS 3876. Cf Concilio Vaticano I, Cost. dogm. Dei Filius, c. 2: DS 3005; Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Dei Verbum, 6: AAS 58 (1966) 819-820; San Tommaso d'Aquino, Summa theologiae, I, q. 1, a. 1, c: Ed. Leon. 4, 6.
(43) Liturgia bizantina. Anaphora sancti Ioannis Chrysostomi: Liturgies Eastern and Western, ed. F.E. Brightman (Oxford 1896) p. 384 (PG 63, 915).
(44) Concilio Lateranense IV, Cap. 2. De errore abbatis Ioachim: DS 806.
(45) San Tommaso d'Aquino, Summa contra gentiles, 1, 30: Ed. Leon. 13, 92.
(46) Sant'Agostino, Confessiones, 10, 28, 39: CCL 27, 175 (PL 32, 795).
(47) Cf Concilio Vaticano I, Cost. dogm. Dei Filius, De Revelatione, canone 2: DS 3026.
(48) Concilio Vaticano II, Cost. past. Gaudium et spes, 36: AAS 58 (1966) 1054.


10 commenti:

  1. Buona serata cara Mirta, qui da te si respira sempre aria buona è un piacere leggere i tuoi interessanti post.
    Un abbraccio forte e buona serata.
    Tomaso

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  2. Ti ringrazio Mirta perché grazie a te sto riscoprendo cose che ormai non pensavo da tempo!
    baci baci

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  3. queste tue testimonianze ti fanno onore e merito, grazie perchè ci proponi forti riflessioni

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  4. Mirta me parece una muy buena idea que los creyentes recordemos nuestro catecismo y me parece estupenda tu iniciativa.Besos.

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  5. ciao mirta buona serata a te e grazie....per tutto...lory

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  6. Cara amica mia,
    GRAZIE davvero, dal profondo del cuore, di questa tua opera di apostolato via web.
    Sei straordinaria, Dio te ne renda merito.
    Un carissimo abbraccio!

    Maddy

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  7. ottima iniziativa Mirta: i pregiudizi più grandi contro la religione cattolica nascono sempre dall'ignoranza!!!

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  8. Mirta es una idea muy buena. Como dicen en un comentario la formación religiosa es fundamental para comprender muchas cosas y para defendernos muchas veces en charlas y conversaciones. Gracias y un fuerte abrazo querida amiga.

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  9. Ciao cara Mirta. E' bello constatare il tuo entusiasmo.
    Ti auguro un sereno e felice weekend.

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  10. volevo farti i complimenti per questo blog, lo trovo davvero molto interessante, tornerò prestissimo a leggere i tuoi post, a presto,
    ciaooooooooooooo

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Grazie per la visita.
Gracias por la visita.

Coroncina alla Divina Misericordia

Coroncina della Divina Misericordia
(Dice Gesù a Santa Faustina Kowalska): “Oh! che grandi grazie concederò alle anime che reciteranno questa coroncina” (Diario, 848). “Con essa otterrai tutto, se quello che chiedi è conforme alla mia volontà”. (Diario, 1731). “Recita continuamente la coroncina che ti ho insegnato. Chiunque la reciterà, otterrà tanta Misericordia nell’ora della morte. ” Gesù ha raccomandato di recitare la coroncina a qualsiasi ora ma in particolare nell'ora della propria morte, ossia le 3 del pomeriggio, che Lui stesso ha chiamato un'ora di grande misericordia per il mondo intero. "In quell'ora dice Gesù non rifiuterò nulla all'anima che Mi prega per la Mia Passione" (Diario, 687)..

Coronilla de la Divina Misericordia

Coronilla de la Divina Misericordia
(Dice Gesù a Santa Faustina Kowalska)“Por el rezo de este Rosario, me complace dar todo lo que me pidan. Quien lo rece, alcanzará gran Misericordia en la hora de su muerte. Aunque sea un pecador empedernido, si reza este Rosario, aunque sea una sola vez, logrará la gracia de mi infinita Misericordia”.“Si se reza este Rosario delante de los moribundos, se calma la ira de Dios, y su insondable Misericordia se apodera de su alma. Cuando recen este Rosario al lado del moribundo, me pondré entre el Padre y el alma moribunda, no como justo Juez, sino como Redentor Misericordioso”.

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